Vivere la Pasqua con i Bambini

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L’educazione religiosa dei bambini piccoli (sesta puntata)

La Pasqua è la più grande festa cristiana. In essa riviviamo il mistero centrale della nostra fede (morte e risurrezione di Cristo), da cui tutta la vita prende luce e significato. Nella settimana santa ci sono le più belle liturgie dell’anno, che iniziano con la domenica delle Palme e culminano nell’emozionante veglia della notte di sabato. E c’è un lungo periodo di preparazione: la quaresima. Eppure di questa festa ai bambini arriva ben poco. Il Natale al confronto è molto più ricco di segni e di simboli (il presepio, l’albero, il calendario e la corona dell’Avvento, i regali…). Oggi i segni della Pasqua che raggiungono i bambini sono soltanto quelli del consumismo: le uova di cioccolata, il dolce della colomba, certe abitudini alimentari come l’agnello per il pranzo di Pasqua. Ma anche il loro significato originario si è perduto: ormai vengono percepiti quasi esclusivamente come prodotti tipici di una certa stagione dell’anno.

Come trasmettere ai bambini in maniera viva qualcosa di essenziale della Pasqua: il dolore e lo sconcerto per la morte di Gesù, la grande gioia per la sua risurrezione, il senso della speranza per una vita piena che non avrà mai fine?

Far scoprire il senso della Pasqua

In questa situazione tocca alla famiglia, tocca ai genitori trovare i modi perché i bambini possano cogliere il senso della Pasqua. O se ne fanno carico loro, oppure ai piccoli giungerà poco o niente di questa grande festa cristiana. Ma cosa si può fare?

Proviamo a fornire qualche suggerimento, che i genitori potranno usare con buon senso, in base all’età dei bambini.

L’ulivo benedetto

Una ricorrenza legata alla Pasqua da cui si può partire è la domenica delle Palme. Il ramoscello di ulivo che si riceve in chiesa e che poi trova in genere posto in casa magari vicino a un’immagine religiosa (come segno della pace e dell’amore di Cristo), costituisce un elemento interessante per avvicinare i bambini ad alcuni messaggi significativi. In un momento in cui il piccolo ci ascolta , gli si potrebbe parlare con parole simili a queste, mostrandogli il ramoscello d’ulivo:

«Ti ricordi di questo ramoscello di ulivo? Lo abbiamo preso in chiesa la domenica degli ulivi e delle Palme. Guarda quant’è bello, quante foglie ha! Ci siamo portati a casa questo ramoscello perché ci ricorda cose molto belle: la pace e l’amore che Gesù ha portato tra noi e di cui abbiamo tanto bisogno. Un giorno a Gerusalemme la gente aveva capito quanto Gesù fosse buono e quanto il suo messaggio fosse bello e importante. Per questo gli fecero festa, sventolando i loro ramoscelli. Così, guarda, come faccio io… E siccome noi desideriamo tanto che quella pace e quell’amore siano sempre nella nostra casa, adesso mamma sistema questo ramoscello in un punto dove tutti potremo sempre vederlo. E mentre lo sistemo rivolgo a Dio una preghiera: “Signore, io, papà, e … ti ringraziamo tanto di averci mandato Gesù. Fa’ che la pace e l’amore che ci ha portato siano sempre tra le mura di questa casa. Amen”».

Ogni tanto, nel corso dell’anno, si potrà tornare sull’argomento facendo notare il ramoscello che ci rimanda a Gesù e che ci ha portato in casa il suo amore e la sua pace.

Il ramo fiorito

Un ramo di mandorlo o di altra pianta (la cui fioritura segnala la primavera) può essere sistemato in un vaso; su di esso potranno essere appesi alcuni segni della Pasqua (come pesci, colombe, campane, uova, angeli…) realizzati in cartoncino o con altri materiali semplici. A partire dai 2 anni – ma soprattutto dopo i 3 – gli stessi bambini potranno essere coinvolti nella creazione di questi piccoli oggetti.

Importante sarà spiegare il significato di questi semplici segni:

  • Pesci. Questi pesciolini ci ricordano Gesù e il suo amore per noi. Infatti in greco, la lingua più parlata al tempo di Gesù, pesce si dice Le singole lettere di questaparola sono le iniziali di Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio. Così i primi cristiani disegnando un pesciolino indicavano la loro fede in Gesù. Anche noi oggi facciamo la stessa cosa appendendo questi pesciolini sull’albero.
  • Colombe. La colomba, bella ed elegante, ci ricorda due cose importanti. La prima è quella grande forza d’amore di Dio che chiamiamo Spirito Santo, che ha fatto risuscitare Gesù dopo la sua morte in croce. La seconda è la pace: uno dei grandi doni che Gesù ci ha dato e che desideriamo sia sempre presente tra noi.
  • Campane. Adesso nel nostro albero mettiamo anche le campane. Sai perché? Perché a mezzanotte di sabato santo le campane di tutte le chiese del mondo, che per tre giorni sono rimaste in silenzio, cominceranno a suonare per dare a tutti la grande notizia: Gesù risorto! Gesù è risorto! Gesù ha vinto la morte! Facciamo festa! Così, quando guarderemo queste campane, nei nostri cuori sentiremo un po’ della gioia e dell’ allegria che le campane suscitano quando suonano a festa.
  • Uova. Ora è arrivato il momento delle uova. Anche loro troveranno posto sull’albero di Pasqua o in un cestino posto alla sua base. Le mettiamo perché sono il segno della vita che sempre nasce in mezzo a noi. Dalle uova nascono i pulcini come dal sepolcro rinasce Gesù risorto.
  • Angeli. «E gli angeli? Furono due angeli a dare la straordinaria notizia della risurrezione di Gesù. Egli era morto in croce, condannato dalla cattiveria degli uomini benché fosse un uomo buono e giusto. Ma Dio attraverso la sua grande forza d’amore, lo Spirito Santo, l’ha risuscitato. Questi due angeli, vedendo alcune donne che piangendo andavano alla tomba dove Gesù era stato sepolto, dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto». Mai notizia più bella era stata data a qualcuno! La diedero quei due angeli. Per questo mettiamo anche gli angeli nel nostro albero di Pasqua.
  • Parole pasquali. Adesso prepariamo una cosa bella e molto particolare da mettere ancora sull’albero di Pasqua: tre parole ebraiche usate spesso in questo periodo: osanna, alleluia e Le scriveremo su un cartoncino colorato. Questo è il loro significato: Osanna vuol dire «evviva!», un’esclamazione di gioia, di esultanza. Alleluia vuol dire «lode al Signore», al nostro Dio. Shalom vuol dire «pace». Tre parole che esprimono il significato più profondo della Pasqua.
  • Cero pasquale. C’è un’altra cosa bella e importante da preparare: il cero pasquale. Sai cos’è? È quella grande candela che a Pasqua viene messa vicino all’altare in chiesa. Anche tu la puoi disegnare su un cartoncino e colorarla. Sopra il cero ci sono due lettere: una in alto e una in basso. Sono la prima (alfa) e l’ultima (omega) lettera dell’alfabeto greco, la lingua in cui sono stati scritti i Vangeli. Tra queste due lettere c’è una croce con dentro i numeri del nostro anno…2011. La croce ci ricorda Gesù morto e risorto. Messe insieme tutte queste cose vogliono dire che Gesù è l’inizio (prima lettera dell’alfabeto greco) e la fine (ultima lettera) di tutte le cose. E che lui ci accompagna ogni anno, ogni giorno della nostra vita. Il cero pasquale ci ricorda che Gesù risorto, è sempre vivo e sempre vicino con amore a tutti gli uomini di tutti i tempi.

Il compito dei genitori

Naturalmente quella che abbiamo dato è solo una traccia: saranno le mamme e i papà a trovare le parole, i gesti, le espressioni giuste in rapporto ai loro figli, tenendo conto di tanti fattori (a partire dall’età) che solo loro conoscono bene. Ciò che è importante – lo ripetiamo – è non avere la preoccupazione che i bambini comprendano tutti i messaggi che gli diamo. Il momento della comprensione globale verrà dopo. Adesso i piccoli debbono cogliere dalla viva voce dei genitori qualcosa di importante che viene dai loro cuori e che desiderano trasmettere con molto affetto ai propri figli.

Preparazione delle uova

Un altro modo simpatico per introdurre i bambini ai simboli della Pasqua è quello di preparare con loro delle uova pasquali colorate, che troveranno posto sulla mensa nel giorno di Pasqua.

Questa è un’attività che piace molto ai bambini. Le tecniche sono diverse. Si può far uso di coloranti per alimenti da aggiungere all’acqua in cui saranno poi immerse le uova (sode). Si può, in alternativa, far ricorso a decalcomanie (è facile trovarne in commercio) da attaccare alle uova (sempre sode). Esse andranno poi conservate in frigorifero per il pranzo di Pasqua. I bambini più grandicelli verranno coinvolti nei modi opportuni. E’ importante che si sentano protagonisti di questa attività che prepara la festa. Naturalmente nel momento adatto andrà ricordato il significato dell’uovo come simbolo pasquale (vedi sopra).

I chicchi di grano, simbolo della morte di Gesù

Come portare il bambino (specie verso i 4-5 anni) a capire il significato della morte di Gesù? Una strada particolarmente coinvolgente – anche perché si presta a un’esperienza diretta – ce la offre Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni (Gv 12,24), quando parla del chicco di grano che solo se penetra nella terra e muore, produce molto frutto. Ecco le sue parole: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».

E’ una delle parabole più brevi del Vangelo, ma anche tra le più intense perché partendo da un fenomeno della natura che tutti possono osservare, introduce a una verità importante: donando noi stessi, produciamo vita in maniera abbondante. Seguendo questo pensiero e l’immagine del seme, il sacrificio di Gesù assume il suo significato più profondo. Ma ai bambini, più che con le parole, il messaggio potrà arrivare vivendo personalmente questa piccola esperienza.

Si prende un vaso riempito di terra e si invita il bambino a gettarci sopra un po’ di chicchi di grano, e poi a spingerli in profondità, uno per uno, con una matita (o un bastoncino). Si prosegue quindi con parole simili: «Adesso i semi sono dentro la terra e cominceranno a morire… Ni ogni giorno innaffieremo questa piantina e tra qualche settimana vedremo germogliare da essa qualcosa di molto bello, come aveva detto Gesù…». Il bambino in genere segue ogni momento con grande attenzione e quando – dopo qualche tempo – vede spuntare, e poi crescere, i primi germogli, prova una grande meraviglia. Sarà la volta di ricordargli che tutto proviene da quei semini messi nella terra, scomparsi, «morti», ma che alla fine hanno prodotto una cosa meravigliosa. Lo stesso, anzi molto, molto di più ha fatto Gesù per tutti noi con la sua morte… Così le parole di Gesù possono penetrare a fondo nel cuore del piccolo.

Il venerdì santo

Per i bambini che hanno raggiunto i 3 anni si può fare qualcosa anche per il venerdì santo. Innanzi tutto sarà opportuno dire loro che quel giorno mamma e papà faranno digiuno, spiegandone il significato: «Nella giornata in cui ricordiamo la morte di Gesù sulla croce per tutti noi, con questa piccola rinuncia vogliamo dimostrare che gli siamo vicino e al tempo stesso che ci sforziamo di fare qualcosa per il bene degli altri, di chi ha più bisogno. I soldi così risparmiati li daremo in parrocchia per i poveri».

Se poi si riuscirà a trovare un momento adatto, specie la mattina o la sera, si potrà spiegare, in maniera breve e sobria, il senso della giornata. Le parole potrebbero essere di questo tipo (ma, come al solito, dovranno essere i genitori a trovare quelle giuste per i loro bambini):

«Oggi ricordiamo il momento più triste della vita di Gesù: quando muore in croce, egli che era un uomo profondamente buono, innocente e giusto. Siamo tristi al ricordo delle sue sofferenze e della sua morte, ma siamo anche pieni di speranza perché sappiamo che Gesù, tre giorni dopo la sua morte, risorgerà e darà a tutti una vita nuova che non finisce mai (è quello che festeggeremo a Pasqua, domenica prossima). Il significato della sua morte lo aveva spiegato Gesù stesso ai suoi amici più cari, gli apostoli, con l’esempio del seme…». Si potrebbe anche fare insieme il gesto di baciare il crocifisso, come segno di amore, di riconoscenza e di partecipazione alla passione di Cristo e degli uomini.

La benedizione della mensa nel giorno di Pasqua

Come è stato detto più volte, la forma più importante di educazione religiosa per i bambini piccoli è vedere (fin dai primi mesi di vita) pregare i genitori e poi – pian piano – partecipare a questa preghiera. Le grandi feste offrono a tale proposito opportunità che non dovrebbero essere perse. Per la Pasqua il momento più propizio è la benedizione della mensa. Si veda in proposito il libretto che è stato consegnato alle famiglie all’inizio della quaresima, contenente per ogni giorno una preghiera da recitare prima del pasto comune. Sarebbe bello mettere al centro della tavola l’albero di Pasqua, cioè il ramo fiorito con i simboli pasquali, quando si è riusciti a realizzarlo o almeno il cestino delle uova benedette e il rametto d’ulivo benedetto. Ricordiamo che il sabato santo alle ore 15 in chiesa si svolge una piccola celebrazione per i bambini nella quale vengono benedette le uova.

Eventuali difficoltà

In fondo, la difficoltà è una sola: non esistendo per la Pasqua tradizioni consolidate (come per il Natale) capaci di parlare ai bambini, la famiglia deve crearne di proprie. Ciò presenta tutti gli inconvenienti delle le cose nuove, quando non è possibile far riferimento ad esperienze già note e soprattutto già vissute. Ma al tempo stesso può trasformarsi in un’opportunità: quella di riscoprire dentro di noi insieme ai propri figli, il senso profondo della Pasqua. Allora quando i bambini ci chiederanno: “Perché facciamo questo?” noi sapremo narrare la Pasqua di Gesù e il suo significato per noi cristiani. E così trasmetteranno valori importanti per la vita.

Don Franco – Oratorio di Gorle