Quando più però si procede nella maturità spirituale, tanto più ci si rende conto di come la divinità si trovi ben di là degli insegnamenti e dei riti veicolati dalla propria religione e da ogni altra religione istituita. Si entra allora in una condizione che i mistici descrivono come “tenebre, nube oscura, notte, nulla, vuoto, nube della non conoscenza”, a indicare quel superamento dell’intelletto e di ogni altra facoltà umana che è l’esito a cui approda la vita spirituale autentica, intensa non come adesione a dottrine ma come ricerca della verità e del bene.
Gregorio di Nissa, vescovo e teologo del IV secolo, individua il prototipo del credente in Mosè che sale in solitudine il Monte Sinai e che afferma che Mosè venuto a contatto con l’invisibile divenne egli stesso invisibile, insegnandoci così a “credere che là è la divinità, dove non giunge la comprensione”. Gregorio sostiene che Dio si sperimenta là dove non giunge la comprensione ovvero che fino a quando vi è comprensione non vi può essere adeguata esperienza di Dio.
Agostino, un secolo dopo, dirà la stessa cosa: “Se hai capito, non è Dio”. Se infatti Dio venisse compreso dalla nostra ragione, essa lo com-prenderebbe, lo prenderebbe con sé, oppure sotto di sé come evoca il verbo inglese understand, facendo così venir meno ciò a cui il termine Dio rimanda, cioè l’assolutezza del Principio che governa tutte le cose, nostra ragione compresa. In ogni atto di comprensione è insito sempre un senso di dominio, ed è quindi evidente che non si può capire Dio, siamo piuttosto noi a essere “capiti” dalla sua realtà, nel senso fisico di compresi e di contenuti cui rimanda il participio presente “capiente”.
Una delle più significative espressioni al riguardo è attribuita all’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago di Atene: “In lui viviamo, ci moviamo ed esistiamo” (Atti 17,28). Solo a patto di entrare in questa concezione del divino ci si riferisce sensatamente alla realtà ontologica che intende esprimere dicendo “Dio”.
- Pubblicità -
(Vito MANCUSO, Io amo – Piccola filosofia dell’amore, Milano, 2014, 71-72).