Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti alla 49ยช Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

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Cari fratelli e sorelle,

saluto cordialmente tutti voi che partecipate alla 49aย Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, convocata a Taranto. Rivolgo il mio saluto fraterno al Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, allโ€™Arcivescovo Filippo Santoro e ai Vescovi presenti, ai membri del Comitato Scientifico e Organizzatore, ai delegati delle diocesi italiane, ai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni, a tutti gli invitati e a quanti seguono lโ€™evento a distanza.

Questo appuntamento ha un sapore speciale. Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciรฒ รจ tanto piรน necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale. Per uscirne รจ richiesto un di piรน di coraggio anche ai cattolici italiani. Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare, non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilitร  verso gli altri e verso la societร . Siamo chiamati a essere lievito che fa fermentare la pasta (cfrย Mtย 13,33).

La pandemia ha scoperchiato lโ€™illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e lโ€™ambiente in cui viviamo. Per rialzarci dobbiamo convertirci a Dio e imparare il buon uso dei suoi doni, primo fra tutti il creato. Non manchi il coraggio della conversione ecologica, ma non manchi soprattutto lโ€™ardore dellaย conversione comunitaria. Per questo, auspico che la Settimana Sociale rappresenti unโ€™esperienza sinodale, una condivisione piena di vocazioni e talenti che lo Spirito ha suscitato in Italia. Perchรฉ ciรฒ accada, occorre anche ascoltare le sofferenze dei poveri, degli ultimi, dei disperati, delle famiglie stanche di vivere in luoghi inquinati, sfruttati, bruciati, devastati dalla corruzione e dal degrado.

Abbiamo bisogno di speranza. รˆ significativo il titolo scelto per questa Settimana Sociale a Taranto, cittร  simbolo delle speranze e delle contraddizioni del nostro tempo: ยซIl pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto รจ connessoยป. Cโ€™รจ un desiderio di vita, una sete di giustizia, un anelito di pienezza che sgorga dalle comunitร  colpite dalla pandemia. Ascoltiamolo. รˆ in questo senso che vorrei offrirvi alcune riflessioni che possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da tre โ€œcartelliโ€.

Il primo รจย lโ€™attenzione agli attraversamenti. Troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione: giovani costretti a lasciare i loro Paesi di origine per emigrare altrove, disoccupati o sfruttati in un infinito precariato; donne che hanno perso il lavoro in periodo di pandemia o sono costrette a scegliere tra maternitร  e professione; lavoratori lasciati a casa senza opportunitร ; poveri e migranti non accolti e non integrati; anziani abbandonati alla loro solitudine; famiglie vittime dellโ€™usura, del gioco dโ€™azzardo e della corruzione; imprenditori in difficoltร  e soggetti ai soprusi delle mafie; comunitร  distrutte dai roghiโ€ฆ Ma vi sono anche tante persone ammalate, adulti e bambini, operai costretti a lavori usuranti o immorali, spesso in condizioni di sicurezza precarie. Sono volti e storie che ci interpellano: non possiamo rimanere nellโ€™indifferenza. Questi nostri fratelli e sorelle sono crocifissi che attendono la risurrezione. La fantasia dello Spirito ci aiuti a non lasciare nulla di intentato perchรฉ le loro legittime speranze si realizzino.

Un secondo cartello segnalaย il divieto di sosta. Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunitร , associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, lโ€™amore di Dio non รจ mai statico e rinunciatario, ยซtutto crede, tutto speraยป (1 Corย 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci. Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesรน in cammino per le strade del mondo, sullโ€™esempio di Colui che รจ la via (cfrย Gvย 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza รจ sempre in cammino e passa anche attraverso comunitร  cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio. Quanto sarebbe bello che nei territori maggiormente segnati dallโ€™inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilitร  di creare reti di riscatto. Come scrivevo nellโ€™Enciclicaย Laudato sรฌโ€™, ยซnon basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dellโ€™ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta di ridefinire il progresso. Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualitร  di vita integralmente superiore non puรฒ considerarsi progressoยป (n. 194). Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per favorire lโ€™agire dei lupi del malaffare e dellโ€™interesse individuale. Non abbiamo paura di denunciare eย  contrastare lโ€™illegalitร , ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il bene!

Un terzo cartello stradale รจย lโ€™obbligo di svolta. Lo invocano il grido dei poveri e quello della Terra. ยซLa speranza ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemiยป (n. 61). Il Vescovo Tonino Bello, profeta in terra di Puglia, amava ripetere: ยซNon possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!ยป. Ci attende una profonda conversione che tocchi, prima ancora dellโ€™ecologia ambientale, quella umana, lโ€™ecologia del cuore. La svolta verrร  solo se sapremo formare le coscienze a non cercare soluzioni facili a tutela di chi รจ giร  garantito, ma a proporre processi di cambiamento duraturi, a beneficio delle giovani generazioni. Tale conversione, volta a unโ€™ecologia sociale, puรฒ alimentare questo tempo che รจ stato definito โ€œdi transizione ecologicaโ€, dove le scelte da compiere non possono essere solo frutto di nuove scoperte tecnologiche, ma anche di rinnovati modelli sociali. Il cambiamento dโ€™epoca che stiamo attraversando esige un obbligo di svolta. Guardiamo, in questo senso, a tanti segni di speranza, a molte persone che desidero ringraziare perchรฉ, spesso nel nascondimento operoso, si stanno impegnando a promuovere un modello economico diverso, piรน equo e attento alle persone.

Ecco, dunque, il pianeta che speriamo: quello dove la cultura del dialogo e della pace fecondino un giorno nuovo, dove il lavoro conferisca dignitร  alla persona e custodisca il creato, dove mondi culturalmente distanti convergano, animati dalla comune preoccupazione per il bene comune. Cari fratelli e sorelle, accompagno i vostri lavori con la preghiera e con lโ€™incoraggiamento. Vi benedico, augurandovi diย incarnare con passione e concretezza le proposte di questi giorni. Il Signore vi colmi di speranza. E non dimenticatevi, per favore, di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 4 ottobre 2021
Festa di San Francesco dโ€™Assisi

FRANCESCO