Il commento al Vangelo di domenica 19 novembre 2017, a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
Le nostre capacità non ce le siamo meritate. Sentiamo la responsabilità di restituire qualcosa di questo dono, almeno gli interessi!
Buona settimana
Mauro
PORTARE FRUTTO
Non si sa con precisione quanto valesse un talento, sappiamo però che corrispondeva a una cifra molto elevata; quindi il padrone affida ai suoi servi qualcosa di rilevante. In effetti noi non abbiamo ricevuto poco, anche se ci lamentiamo sempre che non basta quello che abbiamo. Proprio perché amministriamo qualcosa che non ci appartiene dovremmo sentire la responsabilità di restituire almeno in parte questi beni. Non tutti hanno ricevuto lo stesso, alcuni hanno più capacità di altri, e quanto più uno possiede tanto più dovrebbe sentire che ha un debito, non solo verso il Creatore, ma anche verso chi ha avuto meno fortuna di lui.
Il Maestro non è mai stato molto tenero con gli egoisti e dice espressamente che il Regno è di difficile accesso per i ricchi, cioè per coloro che si affidano alle proprie fortune e non sanno condividerle. Siamo allora chiamati a far fruttare le nostre doti, non solo perché così guadagniamo il paradiso, ma per dare senso e sapore alla nostra vita. Essere cristiani significa amare e la caratteristica fondamentale dell’amore è la fecondità. San Tommaso diceva che l’amore diffonde se stesso, dunque chi ama porta frutto. Non si tratta solo della fecondità biologica, ma del saper donare se stessi. Infatti c’è chi sceglie di non avere figli e chi li fa senza sceglierlo.
Se un padre non si dona ai propri figli è come se non ne fosse lui il genitore. Allo stesso modo ci sono persone che non hanno mai generato che chiamiamo senza difficoltà madri e padri, come Madre Teresa o Padre Pio. È donando noi stessi che diventiamo fecondi ed è così che mettiamo a frutto le nostre capacità. I primi due servi della parabola raddoppiano il capitale, fanno cioè il massimo, ma dalle parole di rimprovero rivolte al terzo, capiamo che il padrone si sarebbe accontentato anche dei soli interessi.
Non ci è richiesto l’impossibile, ma unicamente di non sprecare le opportunità che abbiamo. La ricchezza maggiore che possiamo condividere è il servizio fatto agli altri in prima persona. Non solo verso persone sconosciute o lontane, ma anche e soprattutto verso chi ci è più prossimo. Impegnarsi perché in famiglia ci sia armonia e perché i figli crescano bene è già moltissimo. Per chi non ha figli o non è sposato è ugualmente importante l’attenzione alle persone più vicine. Il Vangelo dà anche molto valore all’elemosina, che può essere un modo di valorizzare il proprio guadagno a favore degli altri.
La cosa migliore che possiamo fare è pregare per capire che cosa voglia il Signore da noi. Se infatti scopriamo la nostra vocazione e cerchiamo di viverla, sicuramente non nasconderemo i nostri talenti.
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondo Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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