Non siate simili agli ipocriti
Inizia oggi, mercoledì delle Ceneri, la Quaresima, un tempo di quaranta giorni per prepararci alla Pasqua, ma anche tempo di riconoscimento dei propri peccati e di conversione. La liturgia della parola riporta l’invito di Dio: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso» (I Lettura). La Quaresima, dunque, è il tempo opportuno per ritornare a Dio! In questo giorno, la liturgia ci viene incontro con l’antico segno delle ceneri. Presentandoci al sacerdote egli dice, imponendo sul nostro capo un piccolo pugno di cenere, queste parole: «Convertitevi, e credete al Vangelo» oppure «Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai». La cenere che viene posta sul capo ci ricorda da un lato la nostra debolezza, la nostra fragilità; dall’altro il grande amore che Dio ha per ciascuno di noi.
San Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi, scrive: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (II Lettura). La riconciliazione con Dio avviene anzitutto per la sua misericordia, che ci raggiunge nella situazione in cui ci troviamo, ma si realizza anche con il desiderio sincero di ciascuna persona di avvicinarsi al sacramento della Riconciliazione. Nelle Confessioni sant’Agostino scrive: «Tu solo sei il riposo: ed ecco tu sei qui, tu liberi dai miserabili errori, tu rimetti sulla via, tu consoli dicendo: “correte, io guido, io conduco alla meta”». Ciò significa che il Signore è grande nell’amore, è misericordioso e il nostro cuore dovrebbe essere pieno di fiducia nella bontà di Dio che perdona sempre e ci fa passare dal grigiore alla luce.
Nel Salmo responsoriale abbiamo più volte detto: «Perdonaci, Signore: abbiamo peccato». Tutti siamo peccatori però, scriveva san Giovanni Paolo II: «Con la mano tesa, col suo sguardo e la parola di conforto, Gesù chiama ciascuno a rialzarsi dopo aver sbagliato perché ogni persona ha un valore che supera ciò che essa ha fatto e non c’è peccato che non possa essere perdonato». Riconosciamo, dunque, la nostra condizione di peccatori e mettiamoci in cammino verso la casa del Padre.
Il brano del vangelo, invece, è una lezione di vita, di comportamento interiore ed esterno nei confronti di Dio e dei fratelli. Gesù, annota l’evangelista Matteo, considera i tre pilastri della religiosità farisaica (elemosina, preghiera e digiuno). Questi segni penitenziali, dice il Signore, per essere veramente tali devono scaturire dalla sincerità del cuore. Se essi sono compiuti per essere lodati dalla gente, allora siamo ipocriti! L’apostolo Paolo scrive: «…è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!» (Gal 1, 10).
Ebbene, noi curiamo molto il nostro aspetto esteriore al fine di essere accettati da chi ci sta intorno, siamo impegnati a costruire un’immagine esteriore da mostrare agli altri e trascuriamo di curare la bellezza interiore che piace a Dio. Chi vive per piacere agli altri finisce col diventare ipocrita e non può essere servo di Cristo!
Chi vuole piacere a Dio, invece, sperimenta la Sua presenza e vuole fare la Sua volontà continuamente, non occasionalmente. Il vero cristiano vive ogni giorno per piacere a Dio, davanti ad ogni decisione si chiede qual è la Sua volontà. Se vogliamo fare la volontà del Signore possiamo essere certi che Egli non ci lascerà soli in nessuna circostanza avversa, ci aprirà le porte come aprì il mar Rosso, non permetterà ai leoni di sbranarci come non lo permise per Daniele. Chi cammina per fede e confida nel Signore, anche se può incontrare tempeste e opposizioni, troverà sempre soluzioni ai problemi e risposte ad ogni bisogno, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37).
Sta a noi scegliere, dunque, se vogliamo piacere a noi stessi, agli altri o a Dio, ma ogni scelta avrà conseguenze diverse dalle altre. Chi vive per piacere a se stesso finisce col diventare egoista, col pregare solo per il personale tornaconto, per il trionfo del proprio io e per scopi che non sono in accordo con la Parola di Dio, ma… dove c’è l’io non c’è Dio e nel vero cristiano si vede che c’è Dio e si vede anche che vive per piacere a Lui.
In questo tempo di conversione e di purificazione, lasciamoci condurre dalla Parola del Signore e ad invocare il perdono e la misericordia del Padre nostro che è nei cieli perché, come dice Paolo, è «ora il momento favorevole».
Don Lucio D’Abbraccio
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Vangelo
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Parola del Signore