Vangelo di domenica 9 Giugno 2019 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo di domenica 9 Giugno 2019, a cura di don Mauro Pozzi.

Lo Spirito non fa violenza, ma entra nel cuore se glielo permettiamo.

LO SPIRITO È L’ARTISTA

Davanti alla la Pietà di Michelangelo quello che cattura l’attenzione non è la materia con cui è fatta, ma la forma. Non ci si sofferma sulla qualità del marmo, ma sulla bellezza e plasticità delle figure rappresentate. Allo stesso modo guardando la Gioconda di Leonardo non ci si cura della cornice, né ci si chiede come sia tessuta la tela.

Ciò che lascia senza fiato è l’arte che anima la materia e trae dal sasso o dall’impasto dei colori, immagini ed emozioni. Tutto l’universo è fatto di atomi, gli stessi che compongono i nostri corpi, e anche se questi mattoni fondamentali sono molto pochi, gli elementi infatti sono poco più di cento, le forme sono infinite. C’è un Artista che li ha combinati insieme in un modo assolutamente fantastico. Gesù diceva: è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla (Gv 6, 63). Se non ci fosse l’Artista saremmo solo sassi informi o tele bianche, grazie a Lui abbiamo la vita, la nostra forma.

Lo Spirito Santo, di cui la Sapienza divina è espressione, entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti (Sap 7, 27). Non solo modella e genera l’universo, ma avvicina a sé le anime degli uomini. È quello che è successo agli Apostoli. Mentre erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo, così raccontano gli Atti, venne dal cielo un rombo come di vento gagliardo e delle lingue di fuoco si posarono sulle loro teste. È lo Spirito Santo che trasforma quel gruppo timoroso di discepoli in Apostoli, cioè inviati, dando loro il dono di predicare il Vangelo coraggiosamente e in modo da essere compresi da tutti.

Leggendo questo racconto viene in mente un episodio biblico simile ma con esiti opposti: la torre di Babele. In quella circostanza gli uomini parlavano una lingua sola, ma volevano edificare una torre alta fino al cielo per farsi un nome e diventare famosi. Lo sforzo di raggiungere il cielo è simbolo del peccato originale, cioè della pretesa dell’uomo di soppiantare Dio. Il peccato li divide: non si capiscono più.

A Gerusalemme al contrario c’è qualcosa che unisce, anche nella comprensione: l’amore trasmesso dallo Spirito. È significativo che Gesù lo chiami il Consolatore. Riempie di tenerezza pensare a questa sollecitudine del Maestro che vuole che sia con noi per sempre. Vuole una nuova intimità con noi, promette di prendere dimora presso chi lo accoglie. Lo Spirito Santo è la presenza di Dio nella nostra vita.

Non è qualcosa di automatico, lo Spirito non fa violenza a nessuno, ma entra in chi lo accoglie e gli lascia spazio. Può davvero insegnarci ogni cosa, ma a condizione che noi desideriamo imparare. Se siamo troppo sicuri di noi stessi e dei nostri progetti, non gli permettiamo di entrare. Accogliamolo con umiltà e fiducia.

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