Il commento al Vangelo di domenica 19 marzo 2017 – terza domenica di Quaresima, a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
ACQUA VIVA
Gesù è stanco e assetato, fa caldo ed è mezzogiorno. È ora di mangiare, infatti i discepoli sono andati a prendere del cibo in città. Nel rivelare tutta l’umanità del Maestro l’evangelista introduce i veri protagonisti di questa storia: la sete e l’acqua. Gesù si rivolge a una donna straniera.
I samaritani erano il resto degli ebrei del nord che, scampati alla deportazione assira, erano rimasti in patria ma si erano assimilati con le popolazioni pagane e per questo, pur avendo conservato il culto e la legge, non erano stimati veri ebrei. Le donne poi non godevano di grande considerazione a quei tempi.
Gesù si manifesta anche per questi stranieri cominciando a far capire l’universalità del suo messaggio e sceglie una donna, cioè un testimone “debole”, come ha fatto per la sua resurrezione, per confondere i forti (1Cor 1,27), per mostrare che il suo Regno si afferma grazie a Dio e non agli uomini.
Al capitolo 25 del vangelo di Matteo, nel brano del giudizio finale, Gesù dice che gli eletti lo hanno dissetato quando hanno dato da bere a chi ne aveva bisogno. L’uomo bisognoso è immagine del corpo stanco e assetato del Signore che chiede da bere a noi. I grandi santi della carità hanno adorato il Cristo nei poveri dandoci l’esempio. In cambio della tua acqua, ci dice Gesù, io ti darò la mia, che sazierà la tua sete per sempre, anzi farà di te una sorgente.
Il primo incontro con questa fonte è stato il nostro battesimo, che è una rigenerazione, una morte e una resurrezione. Il Signore propone questa rinascita alla donna, la quale risponde in modo un po’ aspro: sì dammi la tua acqua così risparmio la fatica di venire ad attingere tutti i giorni. Non capisce veramente quello il Maestro le sta offrendo e lui, come sempre con delicatezza, le fa vedere che legge nel suo cuore.
Non c’è giudizio nelle sue parole, solo una sottile ironia che fa eco a quella della donna. L’atmosfera cambia, ella capisce che è un maestro che le parla, ma insiste ancora sulla diversità del culto. Bisogna adorare in spirito e verità, si può andare al tempio senza fede o a messa senza ascoltare nemmeno una parola: quello che conta è il cuore e lo Spirito che lo abita. La donna scappa in città e lascia lì la brocca.
È venuta per attingere, ma ha trovato qualcosa di molto più dissetante e, proprio come diceva Gesù, diventa lei stessa sorgente per i suoi concittadini, invitandoli a conoscerlo e incontrarlo. Lasciamo anche noi la nostra brocca ai piedi di Gesù perché ce la riempia della sua acqua viva.
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III Domenica del Tempo di Quaresima
- Colore liturgico: Viola
- Es 17, 3-7; Sal.94; Rm 5, 1-2. 5-8; Gv 4, 5-42
Gv 4, 5-42
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Marzo 2017
- Tempo di Quaresima III, Colore viola
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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