Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di Domenica 10 Marzo 2019

Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 10 Marzo 2019 – Anno C, dai microfoni di Radio Vaticana e dalle pagine di Famiglia Cristiana.

TEMPO DI LIBERAZIONE DAGLI INGANNI

La Quaresima comincia con il testo delle tre tentazioni. Perché Gesù deve essere tentato? E ancora: perché l’uomo stesso deve subire la tentazione? La parola “tentare” sia in latino (e in italiano), che in greco e in ebraico ha il medesimo doppio significato: “provare” vuol dire allo stesso tempo “mettere in difficoltà” e “avere certezza”. L’espressione: «Sto avendo una prova» può voler dire sia «Sto vivendo una difficoltà» che «Sto ricevendo una conferma».

Una certezza affidabile è quella che è passata per un test, il quale implica una “condizione limite”, come si fa nelle prove industriali. Il Vangelo di Luca sottolinea così questo aspetto: «Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame». Gesù è morso da una fame radicale. Siamo nel pieno della prova sotto sforzo.

Come si verificano i rapporti? Come si sa se un’amicizia è vera? Nelle situazioni di conflitto e di difficoltà, dove le persone rivelano di che pasta sono fatte, cosa hanno veramente nel cuore. Per esempio: un uomo è veramente generoso? Lo si vede nella precarietà: se nelle difficoltà non diviene gretto e continua a condividere, allora sì, è proprio generoso.

Gesù è guidato dallo Spirito, dice esplicitamente Luca, proprio nella situazione estrema, che poi è il luogo del ministero grottesco del diabolos – dal verbo greco dia-ballo: dividere, separare – ossia lì dove la persona pare smarrire la sua sorgente di integrità, dove può divenire pusillanime, incompiuta.

Il tentatore gli dice: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». In ballo c’è la sua persona, la sua identità: vivere nella carne umana la sua dimensione di Figlio di Dio.

Cosa significa essere vero Dio e vero uomo? Essere uomini, di per sé, vuol dire vivere sull’orlo del nulla; l’uomo deve – più o meno consapevolmente – sopravvivere alla sua propria inconsistenza.

Per questo ha varie soluzioni, e Luca le presenta in ordine antropologico: la prima cosa a cui ci si attacca sono i bisogni fisiologici, cercare il pane anche fra le pietre; al secondo livello viene la rassicurazione degli oggetti, la via del possesso e del potere; al terzo stadio ci si rifugia nella mente, nei progetti, dove si assolutizzano le proprie “trovate” e si sacrifica tutto per un’idea.

FORZARE LA MANO

In tutti e tre i casi la tentazione spinge a forzare la mano per assolutizzare qualcosa: l’appetito, il possesso, i progetti.

È questo che rende brutta la vita: vivere per il proprio stomaco, essere posseduti dalle cose nell’illusione di possederle, e incastrarsi nelle aspettative perdendo la capacità di rispettare i tempi e le condizioni della realtà.

Ma Cristo introduce la vita nuova dei figli di Dio, nella quale i bisogni sono lo spazio della provvidenza di Dio e si vive delle sue parole di Padre; allora si diviene liberi dalle cose perché si è imparato a dare culto solo a Lui; e non si ha più bisogno di forzare la mano a Dio, perché si vive nell’abbandono. Gran bel tempo, la Quaresima: è il tempo della liberazione dagli inganni.

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di don Fabio Rosini

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