don Quirino Prampolini โ€“ Commento al Vangelo del 29 Novembre 2020

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โ€ข Vegliare รจ una delle parole che ci vengono proposte in questa liturgia della 1 Domenica di Avvento, tempo di speranza. Avvento che cade in un momento particolare di sofferenza, di dolore per tanti. Un vegliare che non รจ solamente guardare ai numeri, ai dati che quotidianamente ci vengono proposti dai media per vedere come รจ la situazione pandemica, a detta degli esperti. Un vegliare solamente terreno, umano terreno ma un vegliare alzando anche gli occhi al cielo, come ci ricorda il profeta Isaia nella prima lettura: Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.
Vegliare che significa allo stesso tempo essere certamente allโ€™ erta, ma anche attendere. Un attendere qualcuno, perchรฉ il grido del profeta Isaia non รจ rimasto inascoltato, Dio lo ha accolto รจ ha mandato il suo Figlio, che venuto storicamente oltre 2000 anni fa continua a venire quotidianamente nella nostra storia e occorre sapere cogliere i segni della sua presenza. Tornerร  il Figlio alla fine del tempo e della storia e a Lui dovremo rendere conto di quel โ€œpotere e di quei compiti che il Signore ci ha affidato ordinando di vigilareโ€ come dice il Vangelo.

Non dobbiamo dimenticare che, venendo fra noi, Dio ha superato quelle distanze che lโ€™uomo, anche se va su Marte non riesce a superare e che in questo modo si coinvolge totalmente con la famiglia umana.

Vegliare significa inoltre vivere unโ€™attesa, vivendo quegli atteggiamenti che il Signore stesso ci ha insegnato: amore che diventa servizio, impegno, determinazione. Tutto questo non a buon mercato, ma attraverso lotte, fatiche, rinunce, dicendo no a disimpegno e indifferenza.

โ€ข Prendere coscienza della propria insufficienza. Oggi come oggi
lโ€™insufficienza e lโ€™impotenza dellโ€™ uomo nel contesto attuale che stiamo vivendo in cui la divinitร  scienza arranca e si mostra quanto mai assai fragile e imprecisa mette a nudo tutta la nostra piccolezza, la nostra fragilitร  non solo da un punto di vista fisico e psicologico, ma anche spirituale. Limitati nelle nostre libertร  individuali, ma anche quelle spirituali e religiose, messa della nativitร  compresa con tutta la polemica che ne consegue. Avvertiamo tutti che ci manca qualcosa, qualcuno la chiama libertร , ma io lo chiamo Dio, perchรฉ senza Dio non cโ€™รจ speranza e la vita รจ una vita a tempo senza una prospettiva di eternitร  a cui tutti aspiriamo e che avvertiamo solo quando ci incontriamo con la Morte.
E Gesรน viene proprio a infondere speranza e a togliere ciรฒ che cancella la speranza nel cuore dellโ€™uomo che รจ il peccato.

โ€ข Cambiamento โ€“ conversione. Il tempo di Avvento vuole anche scuotere la nostra sonnolenza spirituale. Questo torpore delle fede che ci assale ritenendoci in regola nei confronti di Dio perchรฉ poi tutto sommato non facciamo niente di tanto male, cosรฌ come spesso non facciamo niente di tanto bene. Quindi viviamo una fede che non ha radici profonde, che dร  troppo per scontato che la misericordia di Dio รจ certamente grande, ma Dio รจ anche giusto. Ecco allora, che nella sua misericordia ci offre ancora questa occasione, questo nuovo tempo per incontrarlo.

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โ€ข Preghiera. Il cambiamento, la conversione sono opera di Dio ed avvengono se noi lasciamo agire la sua grazia in noi, ecco quindi la necessitร  della preghiera, questo intimo colloquio che ci permette di aprire sempre di piรน il nostro cuore e la nostra vita a Lui. La preghiera permette di rendere il nostro cuore come la mangiatoia di Betlemme che accoglie il Dio bambino. โ€œAllora il credente, che sa come Dio agisce nella storia, veglia, cioรจ si fa educare dalla Parola di Dio e si prepara allโ€™ incontro con il suo Signore. Eโ€™ lโ€™invito di questa Domenica: vegliare, prendere coscienza che il tempo รจ breve e quindi la conversione urgente e non dilazionabile.โ€

Deo gratias, qydiacdon

Fonte

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