Ognuno di noi è un mistero. Ognuno di noi è un inedito che attende di essere conosciuto. Quando nasce una vita Umana, in quella vita c’è un’unicità che ha diritto a venir fuori in tutta la sua diversità.
E per questo mi piace pensare che Giovanni Battista, di cui oggi festeggiamo la nascita, sia il patrono dell’unicità. Forse perché egli stesso è nato da un desiderio che ormai aveva perso speranza.
È nato come imprevisto. Ha preso un nome che nessuno aveva mai avuto nella sua famiglia. Ha ricevuto una missione che forse gli avrà messo addosso l’appellativo di “strano”. Tutti i profeti sono un po’ strani. Tutti i’ profeti, proprio perché strani,
sono fastidiosi. Tutti i profeti creano problemi che gli altri lascerebbero tranquillamente nascosti sotto i tappeti come la polvere di una casa. Chi decide di assumere la misura della propria unicità come misura della propria vita deve anche accettare che da quel momento in poi potrà suscitare invidie, fastidi, gelosie, scontri, problemi.
Chi è unico e lo manifesta è sempre un po’ un agitatore, anche non volendolo. Giovanni pare esserlo stato anche nel grembo della madre Elisabetta. Quando Maria varca la soglia della sua casa e comincia a parlare, Giovanni immediatamente si mette a scalciare nel grembo di sua madre: “Appena mi è giunto il tuo saluto – dice Elisabetta- il bambino ha sussultato di gioia nel grembo”. E poi tutta la sua vita è stata sempre una vita strana, unica, e forse anche per questo affascinante. Nessuno come lui attirava la gente senza bisogno di grandi discorsi o di attrattive. Chi è pienamente se stesso è sempre misteriosamente affascinante e attrattivo.
Forse perché le persone così ci fanno venire la nostalgia di voler essere anche noi allo stesso modo ma molto spesso non ne troviamo il coraggio. Ci vuole coraggio ad essere se stessi, ma è lì la grande differenza e la nascita di ogni vero santo.
<<Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: “Che sarà mai questo bambino?” si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui>>.
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Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 57-66. 80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Parola del Signore