AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Ciò che sembra insopportabile per Gesù riguardo agli scribi è il loro essere completamente ostaggio delle logiche dell’apparenza:
“Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere”.
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Apparire, farsi vedere, ostentare è esattamente il contrario dell’amore. L’amore non è apparenza ma condivisione della nostra stessa sostanza. Amare non è liberarsi di qualche vestito usato, di qualche yogurt in scadenza, o di qualche paio di scarpe troppo strette. Molto spesso la nostra carità è solo una forma di riciclo del nostro superfluo.
Il sinonimo di superfluo è spazzatura, e siccome non sappiamo cosa farcene di troppa roba allora benevolmente la diamo ai poveri travestendo quel gesto di carità. È anche vero che certe volte siamo così egoisti che non riusciamo nemmeno a disfarci del troppo e del superfluo ed è già una grande conquista quando arriviamo almeno a maturare questo.
Ma siamo ancora troppo lontani da cosa sia l’amore e da cosa sia la carità. L’amore vero è condividere se stessi, il nostro stesso essere, cioè il nostro essenziale. La carità vera è dare dal proprio piatto, è donare una giacca senza poterne comprare un’altra, è fare a meno di un pezzo di pane preferendo il digiuno. Ecco perché Gesù loda la vedova del Vangelo di oggi:
“In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
L’amore non è quantificabile, cioè non riguarda la quantità ma la qualità. E la qualità è data dalla capacità del cuore di togliere qualcosa da sé per darla ad un altro. L’anti-amore è prendere e accumulare, l’amore invece è dare fino a dare se stessi. La fiducia di questa donna è l’immagine più significativa della conversione di un discepolo di Cristo.