Siamo spaventati dal vuoto, dall’assenza, dalla mancanza, eppure il vuoto, l’assenza e la mancanza non sono per forza qualcosa di negativo. A volte sono lo spazio dentro cui può entrare il Signore. La festa di oggi ne è forse la forma più evidente. L’Ascensione non è un sforzo di fantasia nell’immaginarci in che modo Gesù sia salito al cielo, ma è la condizione affinché possa accadere la Pentecoste, il dono dello Spirito.
Gesù (l’eterno Presente) crea un’assenza, lascia un vuoto nei suoi discepoli, ed è proprio lì che può entrare lo Spirito. A noi, invece, l’esperienza di un’assenza o di un vuoto non piace perché ci fa sentire terribilmente precari, fragili. Vorremmo sempre certezze. Ma la certezza che ci dà la fede non è come quella del mondo. La certezza che ci dà Gesù, ad esempio, non è “sapere” (come andrà a finire) o “avere” (cose, o persone). Gesù ci dona la certezza di “essere”. Se tu sai chi sei, non hai bisogno di avere altre certezze.
Se hai smarrito chi sei, ricerchi continuamente certezze. Ma quando perdi tutte le certezze, allora sei nella condizione giusta per ricevere lo Spirito, a patto però che smetti di fissare il vuoto (dentro di te o intorno a te) e cominci a pregare: “Vieni Santo Spirito”.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28, 16-20