CHIAMATI A RIPOSARE NELLโAMORE DI DIO IN CRISTO GESUโ, SIAMO INVIATI A CONDURRE A LUI OGNI UOMO
ร Domenica, il giorno del riposo, e siamo stanchi per โtutto quello che abbiamo fatto e insegnatoโ. Dโaccordo, magari non siamo tutti missionari, e forse questa settimana non abbiamo predicato. Probabilmente non siamo entrati nella storia come gli apostoli, senza borsa nรฉ denaro; e puรฒ darsi che stiamo covando qualche rancore, e non abbiamo nessuna voglia di riconciliarci, altro che andare โa due a dueโโฆ
Ma il Signore lo sa, e per questo, attraverso la Chiesa, ci dona questo Vangelo, una Parola che cโentra sempre con la nostra vita. Ci รจ predicata perchรฉ ci illumini e si compia in noi. Apostoli o no, di sicuro โnon abbiamo neanche il tempo di mangiareโ.
Le settimane ci scorrono sotto il naso tra ufficio, spesa, scuola, banche, ospedali, palestra, riunioni di condominio; e poi i figli, il fidanzato, i suoceri, il cane che abbaia davanti alla porta, la spazzatura che tracima come un torrente gonfiato dalla pioggia, il piccolo con la febbre alta ma รจ finito lโantipiretico e sono le undici e mezza, dove sarร una farmacia di turno?
Se siamo preti, ecco le messe, catechismo, consiglio pastorale, riunione in decanato e mille altri incontri. E alla fine non abbiamo mai tempo per mangiare, per riposare davvero. Ma se non ci alimentiamo, e bene, il nostro fare ci distrugge. Infattiโฆ
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Quanti figli, mogli, mariti, amici, colleghi, conducenti della macchina davanti e parrocchiani pagano i nostri isterismi da iperattivismoโฆ Troppi. Siamo sempre stanchi, angosciati, nevrotici, stritolati in agende fittissime che neanche Obama si sogna di avere.
E per alimentarci solo un fast-food spirituale, e che vuoi che sia un hamburger di preghiere, ci basta per stare in piedi, cioรจ in pace, dieci minuti scarsi. Ma questa Domenica di Luglio puรฒ essere diverso. Andiamo allora con Gesรน in un โluogo in disparte, solitarioโ, per โriposarci un poโโ. Impariamo cioรจ dal โriposoโ di Gesรน e degli apostoli come โfareโ le cose di tutti i giorni.
Per esempio, nella messa di questa Domenica, il luogo dove imparare a vivere โseparatiโ, cioรจ โsantiโ. E nella liturgia, come una saetta, il Vangelo vibra una parola tra le ore indaffarate delle nostre vite: โcommozioneโ, che nel greco del Vangelo, รจ una parola vicinissima a โviscereโ, la fonte della vita che risiede nel seno di una madre.
Gli apostoli dunque, vanno inviati da un amore piรน grande, lโamore di una madre, assorbito nellโintimitร con il Signore. La missione, qualunque missione, si svela nel cuore di Maria, ferito dallโamore, come quello del suo Figlio: โChi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicinoโ (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 37).
Predicano, annunciano, guariscono, ma poi tornano e si rifugiano dal loro Amato, il Signore che li โrapisceโ in un luogo di riposo. Sono questi i ritmi autentici della vita, segnati dallโintimitร con il Signore: da Lui, per Lui, con Lui, a Lui. Secondo la Scrittura condensata nel Vangelo di oggi, questa intimitร ha un luogo, il deserto.
Questo, nella Bibbia, รจ il luogo della memoria dellโamore e dellโascolto dellโAmato: รจ il luogo del primo amore, quello a cui ritornare sempre per non abbattersi di fronte alle difficoltร : โMi ricordo di te, dellโaffetto della tua giovinezza, dellโamore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminataโ (Ger. 2,2).
Ma il deserto, in ebraico โmidbarโ, รจ anche il luogo-simbolo dellโascolto della Parola, in ebraico: โdabarโ; al centro della missione vi รจ dunque un luogo dove amare, e dove amare รจ ascoltare, perchรฉ ascoltare รจ obbedire, e dove vi รจ lโobbedienza vi รจ sempre il puro amore. Nel deserto cresce lโamore degli apostoli, nellโascolto obbediente della parola di Gesรน la fede si fa adulta.
Come Maria, come fu chiamata dai Padri, la Chiesa diviene il โdeserto fioritoโ, la debolezza rivestita della Grazia, lโassemblea convocata per ascoltare la Parola che ha il potere di trasformare il deserto dellโimpossibile umano nel giardino del possibile di Dio.
l deserto รจ cosรฌ lโesperienza che si fa memoriale e fondamento per ogni missione, anche la piรน difficile, anche quella che conduce al martirio, sia esso quello del sangue, sia esso quello di una predicazione in una terra indifferente, o quello di un giovane che voglia vivere un fidanzamento casto, o quello di una madre e un padre che accolgono il settimo figlio, o quello di chi non resiste al male e, a scuola, in ufficio, ovunque, si lascia privare dellโonore offrendo lโaltra guancia.
Il deserto infatti รจ anche il luogo della prova. Nel Deuteronomio รจ scritto: โIl tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese dโEgitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโacqua; che ha fatto sgorgare per te lโacqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenireโ (Dt. 8,14-16).
Si tratta delle prove conosciute da Israele nel cammino dellโEsodo, ma che evocano anche la dura prova della Donna dellโApocalisse, perseguitata dal drago che vuole divorare il bambino appena nato. Questa donna รจ Maria, che ha conosciuto la prova della fede, la spada che le ha attraversato lโanima, come la lancia che ha ferito il costato del suo Figlio.
Nel deserto Maria fugge per esservi nutrita, esattamente come gli apostoli, e come la Chiesa durante i secoli. Nel mezzo delle angustie e delle persecuzioni sofferte per il Vangelo, il Signore dona a Maria e ai suoi figli le โali della grande aquilaโ per volare nel deserto preparato per la Chiesa, per gli Apostoli, per ciascuno di noi, come un luogo di rifugio, un porto sicuro dove attraccare la barca della nostra vita; dove imparare lโamore nellโascolto, dove sperimentare la potenza e la protezione di Dio, dove essere nutriti dallโunico alimento che sazia e rende capaci di qualunque cosa, come รจ stato per Elia che, nutrito dal cibo del Cielo, ha sfidato gli idoli uscendone vincitore.
Possiamo far mille cose, ma senza lโesperienza del deserto, senza vivere come in una cella dove essere con e per il Signore, tutto ciรฒ che facciamo, fosse anche il miracolo piรน straordinario, non sarร altro che lโennesima iniezione di fumo a riempire un vuoto abissale. Lo diceva San Paolo, si puรฒ far tutto, anche le cose piรน sante, ma senza la Caritร , senza Cristo, รจ tutto fumo, vapore, vanitร di vanitร : โOccorre guardarsi, osservava San Bernardo, dai pericoli di una attivitร eccessiva, qualunque sia la condizione e lโufficio che si ricopre, perchรฉ le molte occupazioni conducono spesso alla โdurezza del cuoreโ, โnon sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento dellโintelligenza, dispersione della graziaโฆ Ecco dove ti possono trascinare queste maledette occupazioni, se continui a perderti in esseโฆ nulla lasciando di te a te stessoโ (Benedetto XVI, Angelus del 20 agosto 2006; San Bernardo, De consideratione. II, 3).
Fateci caso, anche nel riposo Gesรน si โcommuoveโ. Vuol dire che Gesรน non viveva a compartimenti stagni, ma tutto quello che diceva e faceva sorgeva dalla sua โcompassioneโ, dal suo sguardo materno che in tutti riconosceva delle โpecore senza pastoreโ.
Ecco, oggi il Signore ci dice che cโรจ un solo modo di vivere autenticamente, ed รจ quello di una madre che si โcommuoveโ, cioรจ si โmuove-conโ il figlio che porta nel seno. Tutto di lei รจ per lui: i pensieri, i gesti, i minuti. Quando mangia sta attenta a quello che potrebbe fargli male, se cโรจ qualche pericolo sospende qualsiasi lavoro, perfino il riposo della notte dipende strettamente dal bimbo che porta in grembo. Non si appartiene piรน, รจ trasformata in vita da donare al suo piccolo.
Come una madre incinta, anche noi siamo chiamati a dare frutto per gli altri in tutto quello che facciamo. A โmuoverci-conโ le persone che Dio ci affida, ovvero ad amarle sino al punto di entrare nel loro dolore e nella loro gioia. A donare ogni frammento del nostro fare perchรฉ tutto nella nostra vita sia un segno della sollecitudine di Cristo. Anche la malattia che ti impedisce qualsiasi cosa, come il dolore, รจ amore che sgocciola dalle ferite del corpo e del cuore per la folla che soffre senza speranza.
Occorre allora guardarci dentro e chiederci che cosa ci muove: unโansia che ci impedisce star fermi per non incontrare noi stessi, una nevrosi che cerca di dare senso allโinutile susseguirsi delle nostre ore vuote? oppure la commozione, le viscere stesse di Gesรน che risuonano dโamore nelle nostre viscere, che ci proietta in un amore piรน grande? Lโamore che si dimentica di se stesso, che non scrive appuntamenti sulle agende, che non fa conti, ma che, come pane spezzato, si da in pasto ad ogni uomo. Come ripeteva San Francesco: โDonandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrovaโ.
E questo รจ vero per ogni atto della nostra vita che si fa annuncio del Vangelo: sbrigare una pratica, cambiare un pannolino, fare la spesa, studiare, uscire con il fidanzato, andare al cinema o guardarsi una partita, โsbarcandoโ ogni giorno con Lui pieni di โcommozioneโ di fronte a tutti quelli che โci precedonoโ, dal marito o la moglie che incontriamo svegliandoci, ai figli, ai colleghi, a chi sale sulla metro con noi o sfioriamo al banco del mercato.
Ma la โcompassioneโ nasce dallโessere stati a nostra volta oggetti della โcompassioneโ di Gesรน. Per questo oggi ci richiama allโovile della Chiesa per โriposareโ in Lui. E cosรฌ, dalle โviscereโ della comunitร dove ci siamo ben alimentati, sapremo uscire ad annunciare le โmolte coseโ sperimentate a chi ancora vaga nella vita perchรฉ non ha conosciuto Cristo.
Chi vive in Cristo sa che le persone, tutte, anche quelle piรน moleste, anche chi si fa nemico, non appaiono nella vita per casualitร : esse โprecedonoโ i discepoli di Cristo; forse inconsapevolmente, o piรน realisticamente perchรฉ in qualche modo hanno intuito che nei cristiani vi รจ qualcosa di diverso, un barlume di speranza. Per questo un discepolo non si stupisce mai di quello che accade nella sua esistenza, perchรฉ ogni istante, ogni incontro, ogni fare รจ prezioso. Gli occhi della โcommozioneโ, infatti, โcapisconoโ che ogni persona ci โprecedeโ e non รจ lรฌ per caso, perchรฉ โtutti cercano Luiโ in noi, per non restare come โpecore senza pastoreโ.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Ger 23, 1-6; Sal.22; Ef 2, 13-18; Mc 6, 30-34
Un profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6, 30-34
Erano come pecore che non hanno pastore.
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesรน e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: ยซVenite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poโยป. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti perรฒ li videro partire e capirono, e da tutte le cittร accorsero lร a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perchรฉ erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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