Vangelo del giorno โ€“ domenica 22 luglio 2018 โ€“ don Antonello Iapicca

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CHIAMATI A RIPOSARE NELLโ€™AMORE DI DIO IN CRISTO GESUโ€™, SIAMO INVIATI A CONDURRE A LUI OGNI UOMO

XVI Domenica del Tempo Ordinario. Anno B

รˆ  Domenica, il giorno del riposo, e siamo stanchi per โ€œtutto quello che abbiamo fatto e insegnatoโ€. Dโ€™accordo, magari non siamo tutti missionari, e forse questa settimana non abbiamo predicato. Probabilmente non siamo entrati nella storia come gli apostoli, senza borsa nรฉ denaro; e puรฒ darsi che stiamo covando qualche rancore, e non abbiamo nessuna voglia di riconciliarci, altro che andare โ€œa due a dueโ€โ€ฆ

Ma il Signore lo sa, e per questo, attraverso la Chiesa, ci dona questo Vangelo, una Parola che cโ€™entra sempre con la nostra vita. Ci รจ predicata perchรฉ ci illumini e si compia in noi. Apostoli o no, di sicuro โ€œnon abbiamo neanche il tempo di mangiareโ€.

Le settimane ci scorrono sotto il naso tra ufficio, spesa, scuola, banche, ospedali, palestra, riunioni di condominio; e poi i figli, il fidanzato, i suoceri, il cane che abbaia davanti alla porta, la spazzatura che tracima come un torrente gonfiato dalla pioggia, il piccolo con la febbre alta ma รจ finito lโ€™antipiretico e sono le undici e mezza, dove sarร  una farmacia di turno?

Se siamo preti, ecco le messe, catechismo, consiglio pastorale, riunione in decanato e mille altri incontri. E alla fine non abbiamo mai tempo per mangiare, per riposare davvero. Ma se non ci alimentiamo, e bene, il nostro fare ci distrugge. Infattiโ€ฆ

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Quanti figli, mogli, mariti, amici, colleghi, conducenti della macchina davanti e parrocchiani pagano i nostri isterismi da iperattivismoโ€ฆ Troppi. Siamo sempre stanchi, angosciati, nevrotici, stritolati in agende fittissime che neanche Obama si sogna di avere.

E per alimentarci solo un fast-food spirituale, e che vuoi che sia un hamburger di preghiere, ci basta per stare in piedi, cioรจ in pace, dieci minuti scarsi. Ma questa Domenica di Luglio puรฒ essere diverso. Andiamo allora con Gesรน in un โ€œluogo in disparte, solitarioโ€, per โ€œriposarci un poโ€™โ€. Impariamo cioรจ dal โ€œriposoโ€ di Gesรน e degli apostoli come โ€œfareโ€ le cose di tutti i giorni.

Per esempio, nella messa di questa Domenica, il luogo dove imparare a vivere โ€œseparatiโ€, cioรจ โ€œsantiโ€. E nella liturgia, come una saetta, il Vangelo vibra una parola tra le ore indaffarate delle nostre vite: โ€œcommozioneโ€, che nel greco del Vangelo, รจ una parola vicinissima a โ€œviscereโ€, la fonte della vita che risiede nel seno di una madre. 

Gli apostoli dunque, vanno inviati da un amore piรน grande, lโ€™amore di una madre, assorbito nellโ€™intimitร  con il Signore.  La missione, qualunque missione, si svela nel cuore di Maria, ferito dallโ€™amore, come quello del suo Figlio: โ€œChi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicinoโ€ (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 37).

Predicano, annunciano, guariscono, ma poi tornano e si rifugiano dal loro Amato, il Signore che li โ€œrapisceโ€ in un luogo di riposo. Sono questi i ritmi autentici della vita, segnati dallโ€™intimitร  con il Signore: da Lui, per Lui, con Lui, a Lui. Secondo la Scrittura condensata nel Vangelo di oggi, questa intimitร  ha un luogo, il deserto. 

Questo, nella Bibbia, รจ il luogo della memoria dellโ€™amore e dellโ€™ascolto dellโ€™Amato: รจ il luogo del primo amore, quello a cui ritornare sempre per non abbattersi di fronte alle difficoltร : โ€œMi ricordo di te, dellโ€™affetto della tua giovinezza, dellโ€™amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminataโ€ (Ger. 2,2). 

Ma il deserto, in ebraico โ€œmidbarโ€, รจ anche il luogo-simbolo dellโ€™ascolto della Parola, in ebraico: โ€œdabarโ€; al centro della missione vi รจ dunque un luogo dove amare, e dove amare รจ ascoltare, perchรฉ ascoltare รจ obbedire, e dove vi รจ lโ€™obbedienza vi รจ sempre il puro amore. Nel deserto cresce lโ€™amore degli apostoli, nellโ€™ascolto obbediente della parola di Gesรน la fede si fa adulta.

Come Maria, come fu chiamata dai Padri, la Chiesa diviene il โ€œdeserto fioritoโ€, la debolezza rivestita della Grazia, lโ€™assemblea convocata per ascoltare la Parola che ha il potere di trasformare il deserto dellโ€™impossibile umano nel giardino del possibile di Dio.

l deserto รจ cosรฌ lโ€™esperienza che si fa memoriale e fondamento per ogni missione, anche la piรน difficile, anche quella che conduce al martirio, sia esso quello del sangue, sia esso quello di una predicazione in una terra indifferente, o quello di un giovane che voglia vivere un fidanzamento casto, o quello di una madre e un padre che accolgono il settimo figlio, o quello di chi non resiste al male e, a scuola, in ufficio, ovunque, si lascia privare dellโ€™onore offrendo lโ€™altra guancia.

Il deserto infatti รจ anche il luogo della prova. Nel Deuteronomio รจ scritto: โ€œIl tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese dโ€™Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโ€™acqua; che ha fatto sgorgare per te lโ€™acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenireโ€ (Dt. 8,14-16). 

Si tratta delle prove conosciute da Israele nel cammino dellโ€™Esodo, ma che evocano anche la dura prova della Donna dellโ€™Apocalisse, perseguitata dal drago che vuole divorare il bambino appena nato. Questa donna รจ Maria, che ha conosciuto la prova della fede, la spada che le ha attraversato lโ€™anima, come la lancia che ha ferito il costato del suo Figlio.

Nel deserto Maria fugge per esservi nutrita, esattamente come gli apostoli, e come la Chiesa durante i secoli. Nel mezzo delle angustie e delle persecuzioni sofferte per il Vangelo, il Signore dona a Maria e ai suoi figli le โ€œali della grande aquilaโ€ per volare nel deserto preparato per la Chiesa, per gli Apostoli, per ciascuno di noi, come un luogo di rifugio, un porto sicuro dove attraccare la barca della nostra vita; dove imparare lโ€™amore nellโ€™ascolto, dove sperimentare la potenza e la protezione di Dio, dove essere nutriti dallโ€™unico alimento che sazia e rende capaci di qualunque cosa, come รจ stato per Elia che, nutrito dal cibo del Cielo, ha sfidato gli idoli uscendone vincitore.

Possiamo far mille cose, ma senza lโ€™esperienza del deserto, senza vivere come in una cella dove essere con e per il Signore, tutto ciรฒ che facciamo, fosse anche il miracolo piรน straordinario, non sarร  altro che lโ€™ennesima iniezione di fumo a riempire un vuoto abissale. Lo diceva San Paolo, si puรฒ far tutto, anche le cose piรน sante, ma senza la Caritร , senza Cristo, รจ tutto fumo, vapore, vanitร  di vanitร : โ€œOccorre guardarsi, osservava San Bernardo, dai pericoli di una attivitร  eccessiva, qualunque sia la condizione e lโ€™ufficio che si ricopre, perchรฉ le molte occupazioni conducono spesso alla โ€œdurezza del cuoreโ€, โ€œnon sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento dellโ€™intelligenza, dispersione della graziaโ€ฆ Ecco dove ti possono trascinare queste maledette occupazioni, se continui a perderti in esseโ€ฆ nulla lasciando di te a te stessoโ€ (Benedetto XVI, Angelus del 20 agosto 2006; San Bernardo, De consideratione. II, 3).

Fateci caso, anche nel riposo Gesรน si โ€œcommuoveโ€. Vuol dire che Gesรน non viveva a compartimenti stagni, ma tutto quello che diceva e  faceva sorgeva dalla sua โ€œcompassioneโ€, dal suo sguardo materno che in tutti riconosceva delle โ€œpecore senza pastoreโ€.

Ecco, oggi il Signore ci dice che cโ€™รจ un solo modo di vivere autenticamente, ed รจ quello di una madre che si โ€œcommuoveโ€, cioรจ si โ€œmuove-conโ€ il figlio che porta nel seno. Tutto di lei รจ per lui: i pensieri, i gesti, i minuti. Quando mangia sta attenta a quello che potrebbe fargli male, se cโ€™รจ qualche pericolo sospende qualsiasi lavoro, perfino il riposo della notte dipende strettamente dal bimbo che porta in grembo. Non si appartiene piรน, รจ trasformata in vita da donare al suo piccolo.

Come una madre incinta, anche noi siamo chiamati a dare frutto per gli altri in tutto quello che facciamo. A โ€œmuoverci-conโ€ le persone che Dio ci affida, ovvero ad amarle sino al punto di entrare nel loro dolore e nella loro gioia. A donare ogni frammento del nostro fare perchรฉ tutto nella nostra vita sia un segno della sollecitudine di Cristo. Anche la malattia che ti impedisce qualsiasi cosa, come il dolore, รจ amore che sgocciola dalle ferite del corpo e del cuore per la folla che soffre senza speranza.

Occorre allora guardarci dentro e chiederci che cosa ci muove: unโ€™ansia che ci impedisce star fermi per non incontrare noi stessi, una nevrosi che cerca di dare senso allโ€™inutile susseguirsi delle nostre ore vuote? oppure la commozione, le viscere stesse di Gesรน che risuonano dโ€™amore nelle nostre viscere, che ci proietta in un amore piรน grande? Lโ€™amore che si dimentica di se stesso, che non scrive appuntamenti sulle agende, che non fa conti, ma che, come pane spezzato, si da in pasto ad ogni uomo. Come ripeteva San Francesco: โ€œDonandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrovaโ€. 

E questo รจ vero per ogni atto della nostra vita che si fa annuncio del Vangelo: sbrigare una pratica, cambiare un pannolino, fare la spesa, studiare, uscire con il fidanzato, andare al cinema o guardarsi una partita, โ€œsbarcandoโ€ ogni giorno con Lui pieni di โ€œcommozioneโ€ di fronte a tutti quelli che โ€œci precedonoโ€, dal marito o la moglie che incontriamo svegliandoci, ai figli, ai colleghi, a chi sale sulla metro con noi o sfioriamo al banco del mercato. 

Ma la โ€œcompassioneโ€ nasce dallโ€™essere stati a nostra volta oggetti della โ€œcompassioneโ€ di Gesรน. Per questo oggi ci richiama allโ€™ovile della Chiesa per โ€œriposareโ€ in Lui. E cosรฌ, dalle โ€œviscereโ€ della comunitร  dove ci siamo ben alimentati, sapremo uscire ad annunciare le โ€œmolte coseโ€ sperimentate a chi ancora vaga nella vita perchรฉ non ha conosciuto Cristo.

Chi vive in Cristo sa che le persone, tutte, anche quelle piรน moleste, anche chi si fa nemico, non appaiono nella vita per casualitร : esse โ€œprecedonoโ€ i discepoli di Cristo; forse inconsapevolmente, o piรน realisticamente perchรฉ in qualche modo hanno intuito che nei cristiani vi รจ qualcosa di diverso, un barlume di speranza. Per questo un discepolo non si stupisce mai di quello che accade nella sua esistenza, perchรฉ ogni istante, ogni incontro, ogni fare รจ prezioso. Gli occhi della โ€œcommozioneโ€, infatti, โ€œcapisconoโ€ che ogni persona ci โ€œprecedeโ€ e non รจ lรฌ per caso, perchรฉ โ€œtutti cercano Luiโ€ in noi, per non restare come โ€œpecore senza pastoreโ€.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO B

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Un profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6, 30-34

Erano come pecore che non hanno pastore.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesรน e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: ยซVenite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poโ€™ยป. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti perรฒ li videro partire e capirono, e da tutte le cittร  accorsero lร  a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perchรฉ erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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