È dietro l’angolo la tentazione di fare commercio con la casa e con le cose di Dio. Non è necessario diventare venditori di articoli sacri o aprire un’edicola in chiesa. Basterebbe fare le cose di Dio focalizzandosi su sé stessi e sui propri interessi.
È una tentazione sottile e per questo esige tanta vigilanza sui propri atti e sui propri intenti. Ogni volta che ricordiamo la dissacrazione del tempio o la consacrazione di una chiesa o basilica, ricordiamoci che il tempio vivo di Dio siamo noi. Rovesciamo i tavoli dei cambiavalute, ristabiliamo il primato di Dio. Anzi, lasciamolo fare a Cristo.
Robert Cheaib (Fonte)
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Gv 2, 13-22
Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.