San Tommaso descrive le persone nella Santissima Trinità come «relazioni sussistenti». Con queste parole intende dire che ogni persona nella Trinità è se stessa nella misura in cui è in relazione alle altre.
Detto in termini ancora più vicini al vissuto quotidiano: tutta la vita del Padre è nel suo rapporto al Figlio. E così è per il Figlio e per lo Spirito. Come esseri umani, creati a immagine di Dio, anche noi siamo le nostre relazioni.
Ora essere sordomuti è essere simbolicamente e realmente tagliati fuori dalla comunicazione. È essere marginalizzati in ciò che costituisce la persona. Da qui il peso della parola forte ed eloquente di Gesù: «Effatà». Pronuncia, Signore, questa parola sulle nostre chiusure.
Liberaci dalla paura, dal pregiudizio e dal ripiegamento su noi stessi, per entrare in relazioni che profumano di Dio, del Dio trino.
Robert Cheaib (Fonte)
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
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Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.