Il testo ed il commento al Vangelo del 6 febbario 2016 – Mc 6, 30-34, Tempo Ordinario – Anno II, Quarta settimana del Tempo Ordinario.
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- Colore liturgico: rosso
- Le letture del giorno: 1 Re 3, 4-13; Sal 118; Mc 6, 30-34
Mc 6, 30-34
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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Commenti al Vangelo di Mc 6, 30-34
Commento di Paolo Curtaz
[ads2]Stupisce sempre leggere la delicatezza e la premura di Gesù verso i suoi. Gesù si accorge se siamo stanchi, ci invita ad andare con lui, a riposarci alla sua presenza. Guai a noi, che abbiamo investito la nostra vita nell’annuncio del vangelo, se continuiamo a parlare del Signore senza frequentarlo, a servirlo senza dedicare del tempo alla riflessione e alla preghiera personale! Siamo come delle candele (piccoli lumini o grandi ceri: fate voi!) se non siamo accesi non possiamo far luce! Quanta tristezza riempie il mio cuore quando vedo fratelli preti strattonati da ogni parte, correre come dei pazzi per tappare i buchi, senza più tempo né voglia di coltivare la propria interiorità, la propria umanità! Ma ciò che chiede per loro, il riposo che rinfranca e prepara alla missione, Gesù non lo vuole per sé. Vedendo le folle che lo hanno seguito, pur di cogliere una parola, pur di avere un incoraggiamento (e Dio solo sa quanti chilometri possiamo percorrere per ascoltare qualcuno che ci doni speranza!), Gesù sente compassione e ancora si mette ad insegnare come un pastore che pensa prima alle sue pecore che a se stesso…
Commento a cura dei giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)
La fatica e il meritato riposo.
Quello che oggi il vangelo ci narra è un bel momento di intimità, tra Gesù e gli Apostoli, rèduci dalle loro fatiche missionarie. Hanno da raccontare le loro gioie e le loro delusioni, tutto ciò che hanno detto e fatto, ma forse quel che appare più evidente agli occhi del loro maestro è la fatica e la stanchezza dei Dodici. Le parole di Gesù hanno accenti materni e pieni di premura per loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». La calca della gente, l’andirivieni delle persone, l’anèlito di annunciare e sanare per adempiere il mandato ricevuto dal Signore, i lunghi e ed estenuanti trasferimenti di villaggio in villaggio, spesso sotto il sole cocente, avevano davvero messo a dura prova la loro resistenza: «non avevano neanche il tempo di mangiare». È bello e consolante costatare che Gesù amorevolmente si accorga dei loro e dei nostri disagi, delle loro e nostre stanchezze fisiche e spirituali e ci chiami in disparte per consentirci di riposare. È il richiamo del giorno del Signore, della domenica, ma non solo. Molto spesso gli apostoli di oggi, nonostante le innumerevoli ed evidentissime testimonianze contrarie, vengono tacciati come nulla facenti. Solo chi lo vive può comprendere il duro ed indefesso lavoro spirituale e fisico di tanti ministri, spesso posti in situazioni di grande disagio. Non sempre ci si rende conto delle loro situazioni difficili a causa di una mentalità diffusa che ritiene che i preti siano solo da criticare e non da aiutare, definendoli inaccessibili e inossidabili. Le premure di Gesù verso gli apostoli ora sono spesso trasferite a persone buone, umili e silenziose, che come le pie donne del Vangelo, provvedono alle necessità dei ministri del Signore. C’è però un insegnamento ed un invito per tutti: per non lasciarsi sommergere dalle faccende del mondo e dalle sue frenesie, occorre ogni tanto, come si suol dire «staccare la spina» e cercare un luogo solitario, in disparte, fuori dal ritmo vertiginoso che rischia di travolgerci, per riposare un poco.