Che cosa sapevano certamente fare i discepoli? Pescare. Ed è quello che vanno a fare dopo i fatti della passione, morte e resurrezione di Cristo.
La Pasqua è già accaduta, ma gli apostoli non riescono ancora a comprendere che centrano davvero loro con quell’evento. È ancora un evento esterno a loro. Ci dovrà pensare la Pentecoste ad aiutarli a interiorizzare ciò che è accaduto. Ma nel frattempo tornano alla loro quotidianità.
Delle volte la quotidianità che abitiamo è uno spazio esterno alla nostra fede. Ci teniamo occupati per non deprimerci. Facciamo per non pensare. Ci tuffiamo nei tanti impegni per non dover fare i conti con la dura realtà del senso vero delle cose. Vogliamo una normalità che ci difenda da certe domande.
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Ma proprio mentre nella vita dei discepoli sembra essere tornato tutto come prima accade qualcosa di diverso ma di già visto. Si trovano su una barca, e ancora una volta, così come lo fu all’inizio, non riescono a pescare nulla. L’esperienza delle reti vuote è l’esperienza di chi non vede corrisposta la propria fatica. Gesù è sulla spiaggia, ma non lo riconoscono. Parla e dice: “”Figlioli, non avete nulla da mangiare?”.
Gli risposero: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!””. Solo Giovanni, solo l’amore, riesce a vedere dentro le cose. Non serve calcolare, serve accorgersi. La vita spirituale non serve ad avere visioni, ma ad accorgerci di ciò che abbiamo davanti agli occhi.
Il Signore è sempre lì. Ogni volta che torni a deprimerti davanti alle tue reti vuote, Egli è di nuovo lì. Non importa se ormai sai tutto, se conosci la teologia, se hai visto i suoi miracoli, se lo hai toccato. Importa che nonostante tutte queste esperienze tu puoi di nuovo trovarti davanti al fallimento delle reti vuote, ed Egli torna a parlarti a partire proprio da quella debolezza. Pasqua è questa ostinazione di Cristo.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Gv 21 1-14
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.