Il genere utilizzato da Gesù in questo vangelo è noto come apocalittico. È un genere che si era molto diffuso, specialmente tra gli ebrei di lingua fresca, nei secoli precedenti a Cristo.
Tra le caratteristiche di questa teologia c’era il discorso sulla fine della attuale età e l’inizio di un’era nuova in cui Dio regna e in cui trionfano i suoi eletti. Gesù usa il linguaggio di questo genere, ma con una accentuazione diversa. Quello che conta non è sapere il quando finirà il mondo, ma il non lasciarsi sviare da false promesse o falsi Messia. Non conta la fine del mondo quanto la fine del proprio mondo.
Per questo vale più badare all’ora presente piuttosto che a un “quando” che non si sa quando e come sarà. Il modo più intelligente per prepararsi alla fine è avere un fine.
Robert Cheaib (Fonte)
Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 21, 5-11
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.