“In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento”.
Si può dare un prezzo all’Amore? No. Eppure noi commerciamo con l’amore tutte quelle volte che invece di amare ci offriamo solo al miglior offerente. Il nostro non è amore ma convenienza. Usiamo Dio per convenienza, usiamo gli amici per convenienza, usiamo la gente che ci vive accanto per convenienza. Noi siamo incapaci di amare perché non riusciamo a vedere accanto a noi persone da amare ma persone da usare.
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È questo il problema vero di Giuda, ed è questo il problema serio di ciascuno di noi. Non potremmo mai veramente convertirci finché non cominceremo a diventare gratuiti. Ad amare in maniera gratuita. A stare con le persone in maniera gratuita. A pregare in maniera gratuita.
Non potremo fare Pasqua finché non toglieremo dalla nostra testa la mentalità commerciale di Giuda, che fissa un prezzo persino su Cristo, e finché non assumeremo invece la mentalità della gratuità che suona così: “Signore io credo in te e ti amo anche se non esaudirai nessuna delle mie preghiere, perché l’amore che ho per te non ha bisogno di prove o di risultati. Io ti amo e basta”.
Quando arriveremo a una gratuità così forse saremo anche esauditi. Ma lo saremo da persone libere e non da traditori opportunisti. E la durezza con cui dico ciò non è riferita innanzitutto a Giuda, ma a ciascuno di noi, al traditore che ci abita, all’opportunista nascosto con cura nelle nostre scelte e nei nostri modi di pensare. Penso che Giuda funga un po’ da specchio per ciascuno.
In lui sentiamo il disagio per quella parte di noi che gli assomiglia ma che non vogliamo ammettere di avere. Più siamo duri con Giuda più vogliamo ancora nasconderci. Se ammettessimo di essere anche noi un po’ così allora recupereremmo tutta quella misericordia che non riserviamo mai a lui, e invece di pensare che ha fatto bene a uccidersi, tenteremmo di salvargli la vita.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 26, 14-25
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.