Il racconto del vangelo di oggi si svolge a casa di un ricco. Solitamente i ricchi sono i più conosciuti in un paese. Il loro nome passa di bocca in bocca tra la povera gente, tra i discorsi di piazza e persino tra i cortili del tempio. Ma Gesù non degna di un nome proprio questo tale ricco.
Invece chiama per nome il pezzente accovacciato ai piedi della tavola di lui. Il suo nome è Lazzaro. Dio chiama i poveri per nome, e i ricchi al massimo li aggettiva, li definisce senza chiamarli, come a volerci dire che uno che vive in funzione dei suoi beni può essere chiamato solo in funzione di quei beni e non più di se stesso. In casa di questo “ricco epulone”, si sperpera e si gode a volontà, e di contrasto questo povero di nome Lazzaro, sta lì rannicchiato alla porta, in attesa che qualcuno si accorga di lui.
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Ma nessuno pare vederlo, nessuno pare considerarlo. Eppure il tanfo, le piaghe, i vestiti laceri non passavano di certo inosservati, dovevano certamente attirare l’attenzione almeno di qualche servo se non proprio del padrone di casa. Eppure nessuno lo vede. Tutti soffrono di cecità totale. Cecità che in gergo si chiama “indifferenza”. L’indifferenza è quella malattia che ci prende quando viviamo solo per noi stessi.
Le altre cose, quelle che ci circondano, esistono solo in misura di quanto possono tornarci utili. Diversamente non esistono, non le vediamo. Fortunatamente però, ci sono i cani. Sono gli unici che prendono a cuore questo povero Lazzaro.
L’unica opportunità che Dio ha per stare accanto a questo disgraziato è un manipolo di cani randagi. Non basta vestire “di porpora e di lino finissimo” per essere considerate persone umane. L’umanità di una persona non la si misura in profumi, macchine, vestiti, e case, ma in amore.
Solo l’amore e l’amare ci rendono umani. Questo ricco era solo ricco, ma non aveva un grammo di umanità. Ma non basta la ricchezza per salvarsi. Non basta neppure una discendenza benedetta come quella di Abramo. Solo il ”come” abbiamo vissuto ci apre o no alla salvezza.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Lc 16, 19-31
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.