Beata colei che ha creduto
Le letture della quarta domenica di Avvento ci fanno entrare nel vivo del Natale.
La prima lettura tratta dal libro del profeta Michèa, vissuto nell’VIII sec. a.C., annuncia la nascita del Messia, Salvatore d’Israele, il quale verrà dal piccolo capoluogo di Giuda, Betlemme. Betlemme, località in sé piccola e quasi insignificante, è chiamata a dare i natali a colui «che sarà grande. […] Egli stesso sarà la pace». Da essa inizierà la redenzione del mondo.
Ma perché Dio sceglie Betlemme come città che dà i natali al suo amatissimo Figlio? Perché essa non ha valore, non conta. Ciò potrebbe sorprenderci ma, in realtà, questo criterio di scelta è la grande lezione di Dio. La grande e perenne lezione del Natale. In parole molto semplici significa che chi è pieno di sé, chi è orgoglioso, chi è superbo, non trova Dio. Solo chi è umile e si mette alla ricerca vera di Dio, con fede, prima o poi lo troverà e si accorgerà che strade diverse da Betlemme, cioè lontane dall’umiltà e dalla fede, non portano al Signore.
Dunque Dio non si trova alla conclusione di tanti ragionamenti, studi, ma alla conclusione di una vita umile, sincera, aperta alla luce.
La lettera agli Ebrei (II Lettura) ci dice che Dio non sa che farsene dei sacrifici rituali compiuti dagli uomini: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», ma accetta l’offerta che Gesù, figlio obbediente, fa di se stesso: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Allo stesso modo, in lui vengono accolti da Dio come figli tutti coloro che – sull’esempio di Cristo – accettano di fare la volontà del Padre: «Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre».
Maria ha fatto la volontà del Padre quando ha obbedito prontamente alla chiamata di Dio, pronunciando il suo: «Eccomi». Subito la giovane vergine di Nazareth, si reca verso la montagna della Giudea, per andare a trovare la cugina Elisabetta. L’evangelista Luca scrive che «Maria si alzò e andò in fretta». Maria, dunque, corre perché vuole condividere con Elisabetta la gioia di ciò che sa, la gioia di ciò che ha capito, la gioia di ciò che ha creduto, la gioia di ciò che ha ricevuto. Il viaggio di Maria è un viaggio di carità che diventa missionario perché avendo saputo dall’angelo Gabriele che Elisabetta aspetta un bambino, è convinta che può aver bisogno del suo aiuto. Il viaggio di Maria, dunque, mosso dall’amore per mostrare concretamente la sua vicinanza all’anziana parente, finisce per portare Cristo.
L’evangelista narra che «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo». Con il solo suono della voce Giovanni sussulta nel grembo ed Elisabetta viene riempita di Spirito Santo. Giovanni, feto di sei mesi, riconosce il suo Signore, cui dovrà preparare la strada; Elisabetta benedice Maria e il suo bambino e nello stesso tempo, animata dallo Spirito, esprime la grande gioia di inchinarsi umilmente davanti al figlio di Maria perché è il Signore e dice: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!». Poi aggiunge: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». Queste parole di Elisabetta mostrano la sua consapevolezza che Maria porta in grembo Gesù, Dio fatto uomo. Elisabetta testimonia che le profezie si sono compiute e che davvero Maria è la madre del Messia.
Infine Elisabetta afferma: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Maria è beata perché ha creduto e ha aderito con tutta se stessa alle promesse di Dio. Questa è la vera grandezza: la grandezza nella fede! Credere significa, secondo un’antica traduzione latina, “dare il cuore” (da “cor-dare”). La Vergine Maria si è consegnata completamente nelle mani di quel Dio onnipotente che fa nuove tutte le cose e che rende possibile ciò che umanamente sembra impossibile.
Noi abbiamo fede nel Signore? Crediamo nel Signore? Facciamo la sua volontà? Ci stiamo preparando ad accogliere con umiltà e con gioia l’Emmanuele?
Il Natale è ormai alle porte. Chiediamo al Signore, Principe della pace, affinché per intercessione di Maria di Nazareth, possa donarci la gioia del cuore. Apriamo i nostri cuori alla preghiera sincera per poter festeggiare con gioia interiore la nascita del Salvatore.
Don Lucio D’Abbraccio
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