Il Vangelo del Giorno, 23 dicembre 2015 – Lc 1, 57-66

Il testo ed il commento al Vangelo del 23 dicembre 2015 – Lc 1, 57-66, IV settimana del tempo di Avvento – Anno I.

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  • Colore liturgico: viola
  • Le letture del giorno: Ml 3, 1-4.23-24; Sal 24; Lc 1, 57-66

Lc 1, 57-66
Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Meditare il Natale. Commento alle letture festive di Avvento e Natale

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Commenti al Vangelo di Lc 1, 57-66

Lc 1, 57-66 

Commento dei Carmelitani

Nei capitoli 1 e 2 del suo vangelo, Luca descrive l’annuncio e la nascita dei due piccoli, Giovanni e Gesù, che occuperanno un posto importante nella realizzazione del progetto di Dio. Ciò che Dio avvia nell’AT, comincia a realizzarsi per mezzo di loro. Per questo, in questi due capitoli, Luca evoca molti fatti e persone dell’AT e giunge ad imitare lo stile dell’AT. Tutto questo per suggerire che con la nascita di questi due bambini la storia compie un giro di 180 gradi ed inizia il tempo della realizzazione delle promesse di Dio per mezzo di Giovanni e di Gesù, e con la collaborazione dei genitori Elisabetta e Zaccaria e Maria e Giuseppe.

C’è un certo parallelismo tra l’annuncio e la nascita dei due bambini:

a) L’annuncio della nascita di Giovanni (Lc 1,5-25) e di Gesù (Lc 1,26-38)

b) Le due mamme incinte si incontrano e sperimentano la presenza di Dio (Lc 1,27-56)

c) La nascita di Giovanni (Lc 1,57-58) e di Gesù (Lc 2,1-20)

d) La circoncisione nella comunità di Giovanni (Lc 1,59-66) e di Gesù (Lc 2,21-28)

e) Il canto di Zaccaria (Lc 1,67-79) e il canto di Simeone con la profezia di Anna (Lc 2,29-32)

f) La vita nascosta di Giovanni (Lc 1,80) e di Gesù (Lc 2,39-52)

[ads2]Luca 1,57-58: Nascita di Giovanni Battista. “In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei”. Come tante donne dell’AT, Elisabetta era sterile: Così come Dio ebbe pietà di Sara (Gen 16,1; 17,17; 18,12), di Rachele (Gen 29,31) e di Anna (1Sam 1,2.6.11) trasformando la sterilità in fecondità, così ebbe pietà di Elisabetta, ed ella concepì un figlio. Elisabetta si nascose per cinque mesi. Quando, dopo i cinque mesi, la gente potè vedere nel suo corpo la bontà di Dio verso Elisabetta, tutti si rallegrarono con lei. Questo ambiente comunitario, in cui tutti si coinvolgevano nella vita degli altri, sia nella gioia sia nel dolore, è l’ambiente in cui Giovanni e Gesù nacquero, crebbero e ricevettero la loro formazione. Un ambiente così segna la personalità degli uomini, per il resto della loro vita. Ed è proprio questo ambiente comunitario ciò che più ci manca oggi.

Luca 1,59: Dare il nome l’ottavo giorno. “All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria”. Il coinvolgimento della comunità nella vita della famiglia di Zaccaria, Elisabetta e Giovanni è tale che i parenti e vicini arrivano ad interferire perfino nella scelta del nome del bambino. Vogliono dare al bambino il nome del padre: Zaccaria!” Zaccaria vuol dire: Dio si è ricordato. Forse volevano esprimere la loro gratitudine a Dio per essersi ricordato di Elisabetta e di Zaccaria e per aver dato loro un figlio in vecchiaia.

Luca 1,60-63: Il suo nome sarà Giovanni! Ma Elisabetta interviene e non permette che i parenti si occupino della questione del nome. Ricordando l’annuncio del nome fatto dall’angelo a Zaccaria (Lc 1,13), Elisabetta dice: “No! Si chiamerà Giovanni”. In un luogo piccolo come è Ain Karem, in Giudea, il controllo sociale è molto forte. E quando una persona esce fuori dalle usanze comuni del luogo, viene criticata. Elisabetta non seguì le usanze del luogo e scelse un nome al di fuori dei modelli normali. Per questo, i parenti e i vicini reclamano dicendo: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome!” I parenti non cedono con facilità e fanno cenni al padre per sapere da lui come vuole che sia chiamato suo figlio. Zacaria chiede una tavoletta e scrive: “Il suo nome è Giovanni.” Tutti rimasero meravigliati, poiché devono aver percepito qualcosa del mistero di Dio che avvolgeva la nascita del piccolo.

E questa percezione che la gente ha del mistero di Dio presente nei fatti così comuni della vita, Luca vuole comunicarla a noi. Nel suo modo di descrivere gli avvenimenti, Luca non è come un fotografo che registra solo ciò che gli occhi possono vedere. Lui è come una persona che si serve dei Raggi X che registrano ciò che l’occhio umano non può vedere. Luca legge i fatti con i Raggi X della fede che rivela ciò che l’occhio umano non percepisce.

Luca 1,64-66: La notizia del bambino si diffonde. “Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: “Chi sarà mai questo bambino?” si dicevano. E davvero la mano del Signore stava con lui”. Il modo in cui Luca descrive i fatti evoca le circostanze della nascita delle persone che nell’AT svolsero un ruolo importante nella realizzazione del progetto di Dio e la cui infanzia sembrava già marcata dal destino privilegiato che avrebbero avuto: Mosè (Es 2,1-10), Sansone (Jz 13,1-4 e 13,24-25), Samuele (1Sam 1,13-28 e 2,11).

Negli scritti di Luca troviamo molte evocazioni dell’Antico Testamento. Infatti i due primi capitoli del suo Vangelo non sono storie nel senso che noi oggi diamo alla storia. Sono, piuttosto, uno specchio per aiutare i lettori a scoprire che Giovanni e Gesù sono venuti a compiere le profezie dell’Antico Testamento. Luca vuole dimostrare che Dio, attraverso i due bambini, è venuto a rispondere alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Da un lato, Luca mostra che il Nuovo Testamento realizza ciò che l’Antico prefigurava. Dall’altro, mostra che il nuovo supera l’antico e non corrisponde in tutto a ciò che la gente dell’Antico Testamento immaginava e sperava. Nell’atteggiamento di Elisabetta e Zaccaria, di Maria e di Giuseppe, Luca rappresenta un modello di come convertirsi e credere nel Nuovo che sta giungendo.

 

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