Vangelo del giorno – 17 Settembre 2018 – don Lucio D’Abbraccio

Neanche in Israele ho trovato una fede così grande

Nel Vangelo di oggi si parla di un centurione romano, un pagano che ha molta fiducia in Gesù. Quest’uomo è molto preoccupato per un suo servo, a lui molto caro, il quale «era ammalato e stava per morire». Essendo pagano sa che non può avvicinarsi al Maestro e, dunque, invia da lui «alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo». Costoro vanno da Gesù ed iniziano ad intercedere secondo le richieste del  centurione, che si è reso amabile nonostante il suo ruolo di potere. Tre atteggiamenti emergono in questo soldato romano: l’amore per il suo servo (uno schiavo di sua proprietà che tratta come un figlio), la grande fiducia in Gesù ed infine l’indegnità che sente di fronte a Cristo Signore. In questo quadro di umanità avviene anche un dialogo a distanza tra il Maestro ed il centurione. Non si vedono neppure, ma a Gesù arrivano le espressioni dense di fiducia di quell’uomo, che è sicuro di ricevere il dono della guarigione per il suo servo. Mentre Gesù si sta avvicinando all’abitazione del centurione, costui manda altri amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito». La fede del centurione si basa sulla fiducia. Lui si fida e basta.

Durante la celebrazione Eucaristica, prima di ricevere la santa Comunione, ripetiamo anche noi ciò che il centurione ha detto: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato». Siamo consapevoli di essere indegni al cospetto del Signore? Siamo coscienti che i nostri peccati, le nostre colpe, le nostre fragilità, le nostre cadute, sono perdonate da Dio se il nostro pentimento è sincero? Abbiamo la consapevolezza e la fede che il Padre nostro che è nei cieli è un Dio ricco di misericordia? Dio non vuole la nostra morte ma la nostra salvezza.

Il centurione, dunque, diviene immagine del vero credente, di colui che riconosce la propria indegnità e che crede alla forza della parola di Gesù. Tanto è vero che il Signore, per quest’uomo, riserva uno dei complimenti più belli. L’evangelista Luca, infatti, scrive che «All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”».

Il centurione si è fidato della Parola di Gesù. Non cerca segni. Noi, al contrario, cerchiamo prove, conferme, rassicurazioni. Non abbiamo capito niente. Una fede che cerca costantemente dei segni è destinata a durare tanto quanto il segno. Non appena il segno verrà meno finirà anche la fede. La vera Fede è fidarsi di qualcuno e, quel Qualcuno è il Signore. Gesù è la Parola del Padre. È Gesù colui che guarisce, che salva.

Quando preghiamo, non moltiplichiamo le parole pensando che siano esse a muovere il cuore del Signore. No! La nostra preghiera deve nascere da un cuore sincero, tenero, attento ai bisogni dell’altro. Solo allora il Signore non tarderà a soccorrerci. Solo se la nostra preghiera è sincera e fatta con il cuore e non con le labbra, commuoverà il cuore di Dio.

 

don Lucio D’Abbraccio

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 7, 1-10
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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