Che terra sono io? Questo l’interrogativo bruciante del Vangelo di oggi. Noi sempre preoccupati per il seme (la fede), dimenticandoci che il seme è un dono e non è una preoccupazione. Ci preoccupiamo di fare ragionamenti al posto di Dio, e poi ci dimentichiamo che se la terra della nostra umanità non è buona non porteremo nessun frutto. Possiamo solo lavorrare la terra di ciò che siamo e avere poi l’umiltà di accogliere il dono del seme come qualcosa che può portare frutti di cambiamento.
Ma se abbiamo il seme (la fede) ma esso non porta nessun risultato nella nostra vita, il problema non è di Dio che non funziona, ma della terra (noi) che soffoca ogni tentativo di vita diversa dalle pietre, rovi e corvi vari che solitamente ospitiamo al posto del seme. Cerchiamo di essere terra buona, perché terra libera. Libera da tutto ciò che non rende la vita degna di questo nome. Fate fuori tutto ciò che è di intralcio. Buttate via tutto ciò che la inguastisce. Semplifichiamo. Teniamoci ciò che conta e non confondiamolo mai con ciò che ci sembra urgente. La vita è troppo breve per essere sprecata con ciò che non è davvero importante.
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XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Is 55, 10-11; Sal.64; Rm 8, 18-23; Mt 13, 1-23
Mt 13, 1-23
Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 16 – 22 Luglio 2017
- Tempo Ordinario XV, Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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