Le parole del Vangelo di oggi iniziano da un punto tutto speciale del Vangelo di Giovanni, il capitolo 17. Questa parte del Vangelo viene chiamata “preghiera sacerdotale”.
In realtà è un colloquio a tu per tu tra Gesù e il Padre. Un colloquio di intimità, confidenza, speranza, desideri profondi, resa dei conti. Forse dovremmo innanzitutto imparare lo stile prima ancora che riflettere sulle parole. Le nostre preghiere sanno di commercio, o assomigliano alla lista della spesa dei capricci tipica degli adolescenti che invece di accorgersi di avere un padre e una madre vivono questi rapporti come se avessero a che fare con un bancomat (papà) e una Colf (mamma).
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Bisogna crescere anche nella fede. E crescere significa tornare bambini, autenticamente bambini. Io ho paura di quelli che si considerano “adulti nella fede”, il più delle volte sono persone che amano manovrare e tenere tutto sotto controllo, e vogliono fare così anche con Dio e il Sacro. Gesù in questo Vangelo è un bambino che sussurra all’orecchio del Padre: “Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro”.
Questo siamo noi, un tesoro prezioso in mano a Gesù. Un tesoro che Egli vuol salvare a tutti i costi anche a costo della Sua vita. Noi siamo l’argomento principale dei discorsi d’amore tra Gesù e il Padre. Impariamo a parlare come questo Vangelo insegna: con fiducia e sincerità profonda.
Poi Gesù conclude il Vangelo di oggi con questa richiesta: “Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”. La Sua preoccupazione è quella di essere custoditi da un’unità con Lui e il Padre. Ed è forse l’esperienza che tutti facciamo quando ci sentiamo di qualcuno.
È proprio in quel momento in cui sentiamo di essere di qualcuno che ci sentiamo anche protetti nonostante le difficoltà. La preghiera di Gesù vuole darci un’appartenenza. È lì il nostro segreto, la nostra svolta.
don Luigi Epicoco su Facebook
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Gv 17, 1-11
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.