Gli fu messo nome Gesù
La prima lettura che la liturgia della parola ci propone, è un testo di benedizione, è un’invocazione a Dio, affinché faccia brillare il suo volto sul popolo e lo protegga: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».
Questa benedizione deve essere per noi un monito: mentre inizia il nuovo anno non affidiamoci agli astri, all’oroscopo, ai maghi, ma a Dio e soltanto a Dio. Oggi, purtroppo, è diffuso il ricorso alle forze occulte, ai cartomanti. Questo comportamento da parte nostra sta ad indicare lo sbandamento delle coscienze. Ci affidiamo agli uomini e ai loro riti magici e implicitamente rifiutiamo Dio.
Chiediamo perdono al Signore ogni volta che lo rinneghiamo! Torniamo a Lui, invochiamo il Suo nome! All’inizio di ogni nuovo anno viene celebrata la giornata mondiale della pace. Chiediamo al Signore e a Maria Santissima, Madre di Dio, affinché i nostri cuori diventino puri e capaci di perdonare ed annunciare la pace.
In questo primo giorno dell’anno il Vangelo ci conduce ancora una volta alla stalla di Betlemme, dove è deposto Gesù appena nato: i pastori, dopo aver contemplato la scena di quel bambino avvolto in fasce, subito diventano testimoni e cominciano a glorificare e a lodare Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era «stato detto loro». L’evangelista Luca prosegue dicendo che «Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Maria, dunque, scolta. Ascolta perché è umile. Ascolta perché il suo cuore è libero, è puro.
Nell’annunciazione Maria dice poche ed essenziali parole; a Betlemme nessuna parola; a Cana pochissime parole; nella vita pubblica e ai piedi della croce nessuna parola! Perché? Perché Maria è una donna che ama ascoltare, è una donna attenta a cogliere tutti i segnali della volontà di Dio per rinnovare quotidianamente il sì gioioso della sua obbedienza. Del resto tutti obbediamo a qualcuno o a qualcosa: c’è chi obbedisce ai propri datori di lavoro, c’è chi obbedisce al proprio egoismo, chi alla propria vanità , chi al proprio orgoglio, etc. Maria, invece, obbedisce a Dio. Che grande lezione di sapienza ha dato Maria a noi tutti!
Maria, nella stalla di Betlemme, accanto al suo bambino Gesù, è l’immagine della gioia. Infatti, quando c’è Dio, si può vivere in un tugurio ed essere contenti; quando c’è Dio, si può essere poverissimi ed essere contenti come san Francesco d’Assisi, quando c’è Dio c’è gioia, quando nel nostro cuore c’è Dio c’è tutto.
Perché oggi c’è tanta tristezza? Perché manca Dio nella nostra vita, l’abbiamo rifiutato. Con il benessere, con il potere non si risolve il problema della gioia. Molte persone sono tristi perché sono vuote dentro, sono vuote di Dio!
Nell’ultimo versetto del brano evangelico leggiamo: «Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo». È meditando su queste parole che possiamo approfondire la nostra contemplazione del mistero del Natale, il mistero del Verbo fatto carne che è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Otto giorni dopo la sua nascita, Gesù viene circonciso. Questo gesto lo rende appartenente al popolo dell’alleanza santa stipulata con Abramo. Insieme alla circoncisione, Gesù riceve anche il nome, che si rivela conforme all’annuncio dell’angelo. Giuseppe e Maria lo chiamano, appunto, Gesù, Jeshu’a, che significa «il Signore salva» e, quindi, Salvatore: questo nome è dato da Dio stesso, non dagli uomini! È per opera dello Spirito Santo che Maria è diventata gravida, è per volontà di Dio che ha partorito quel Figlio che solo Dio poteva donare all’umanità . Il frutto benedetto del ventre di questa donna è Gesù.
San Paolo, nella lettera che scrive ai Galati, dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna». Gesù è nato da una donna, quella donna è Maria, la vergine di Nazaret scelta da Dio. Essere Madre di Dio comportava per lei seguire la via di Dio, ossia la via del dolore, della sofferenza. Lungo questa via Maria non ha mai esitato: ha fatto tutto il pellegrinaggio terreno santificando ogni giorno della sua vita.
Lasciamoci condurre, durante il nostro pellegrinaggio terreno, dall’esempio di Maria, Madre di Gesù, Regina della pace, a diventare attenti e docili discepoli del Signore, portatori di pace e gioia.
Don Lucio D’Abbraccio
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