Commento al Vangelo di domenica prossima a cura di p. Sergio della Comunità cattolica italiana in Ungheria.
Il vangelo di questa domenica (Lc 3,10-18) ci ripropone come domenica scorsa (3,1-6) la figura di Giovanni Battista.
Giovanni Battista fu il più grande profeta del suo tempo. Come tutti i maestri aveva dei seguaci, fra i quali quasi certamente c’era Gesù che ad un certo però punto si distaccò dal lui. Ma la superiorità iniziale del Battista rispetto Gesù è fuori dubbio, testimoniata in maniera chiara dal battesimo di Gesù nel Giordano da parte di Giovanni Battista.
Anche Gesù ha avuto i suoi maestri, i suoi riferimenti e i suoi modelli. Ha imparato da lui, lo ha seguito, forse per un po’ “è peso dalle sue labbra”, ma è rimasto interiormente libero.
Il Battista stesso si considerò l’Elia che doveva venire. Elia veniva considerato il Profeta, per cui si pensava: “La fine del mondo verrà quando Elia ritornerà”. Il Battista si considerava Elia redivivo, e quindi il giudizio era imminente e vicino.
La sua predicazione era esigente e dura e afferma proprio questo: “Dio sta per venire, stai attento!”. “Se non fai frutti di conversione, se non ti penti, se non cambi, non hai scampo”. Il battesimo è segno della tua conversione.
Il Dio del Battista è un Dio minaccioso, che incute timore: “Se non sei a posto, sarai condannato”.
Il Battista proclamava: “Verrà da Dio un giudice e giudicherà tutti”. Il Battista, però, storicamente non ha mai fatto riferimento a Gesù come colui che doveva venire, né è stato suo testimone. È stato solo successivamente che i primi cristiani hanno fatto dire al Battista che quel giudice è Gesù; sono stati i primi credenti a fare del Battista il testimone di Gesù. Tanto è vero che Gesù non assomiglia molto al Battista. Il Dio di Gesù è molto diverso dal Dio del Battista.
Certamente su alcuni posizioni e su alcuni atteggiamenti, soprattutto all’inizio, furono molto vicini. E fu grazie a questa vicinanza che i primi cristiani misero in collegamento questi due grandi personaggi.
Lc (1-2) li fa addirittura secondi cugini: ma è una parentela di spirito più che di sangue.
Furono i primi cristiani che, a posteriori, collegarono le due figure e crearono una continuità tra il Battista e Gesù. Il Battista è il precursore, colui che apre la strada e Gesù colui che deve e che sta per venire. Per questo per loro Gesù è ” più forte” e il Battista “non è neppure degno di sciogliere il legaccio dei sandali” (3,16).
Gesù poi si distaccò dal suo maestro e fece la sua strada. Certamente lo considerò e lo apprezzò molto, ma considerò se stesso e il suo messaggio diversi e non in continuità con il suo maestro.
Cos’è intervenuto per cui Gesù ha così profondamente cambiato strada rispetto al suo maestro?
Ciò che differenzia Gesù dal Battista è la concezione profonda di Dio. Per il Battista è uno di cui avere timore; per Gesù Dio è un Padre buono, misericordioso, sempre pronto ad accoglierti, ad amarti ed ad accettarti.
Forse Gesù ha avuto una visione i cui segni sono rintracciabili o nel battesimo (3,21-22) o nella trasfigurazione (9,28-36) o forse è stata un’esperienza continuativa della vita di Gesù. In ogni caso il Dio di Gesù è il Dio d’amore, il Dio che si può chiamare: “Papà, Paparino, Papi, Abbà”.