Vademecum per i pellegrinaggi del Sinodo dei giovani (2018)

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Per mille strade

L’esperienza estiva dei giovani italiani nell’anno del Sinodo Istruzioni per l’uso

L’anno del Sinodo dei giovani (2018) si caratterizzerà per una serie di iniziative articolate: discernimento per gli adulti e gli educatori delle comunità cristiane, ascolto aperto e attento dei giovani in tutte le loro espressioni e – infine – un vero e proprio cammino/pellegrinaggio diffuso nei territori italiani che convergerà a Roma l’11/12 agosto 2018.

Intorno all’esperienza del cammino, antichissima nella sua forma e nuova come proposta condivisa da tutte le diocesi italiane negli stessi giorni, vi offriamo alcune brevi riflessioni molto pratiche affinché il pellegrinaggio possa diventare una effettiva esperienza di Chiesa: capace di mantenere la ricchezza di espressioni diverse che provengono dai nostri territori e nello stesso tempo in grado di sostenere alcune scelte comuni che si chiedono a tutti.

Queste brevi note nascono dai primi confronti con diverse realtà del territorio e vorrebbero rispondere ad alcune domande che vanno formandosi e via via ripetendosi.

1. Diocesano o Regionale?

Da più parti ci si domanda a quale livello mantenere il cammino. Partiamo dal livello centrale che va riconosciuto anche a livello nazionale: la chiesa diocesana. Il punto di riferimento dell’esperienza deve essere la singola diocesi che è invitata a convocare e mettere in cammino i giovani appartenenti alle diverse espressioni presenti all’interno del proprio territorio. Sarebbe auspicabile che il cammino (in qualche modo guidato e sostenuto dal proprio Vescovo) veda la presenza di giovani delle parrocchie, provenienti da associazioni e movimenti e da gruppi animati da religiosi e religiose. Le diocesi più grandi dovranno tenere in conto l’ipotesi di più cammini che faranno riferimento alle vicarie o alle zone pastorali, mantenendo l’idea di avere punti di contatto con il proprio Vescovo (o alla partenza, o durante i cammini, o all’arrivo).

Un secondo livello possibile è quello inter-diocesano: laddove esistono e magari condividono il territorio più vicino, è utile che le diocesi più piccole si mettano insieme per organizzare il proprio itinerario. Un riferimento interessante (in questi casi) è quello della metropolia che in diverse regioni italiane è già criterio per la condivisione di tante attività pastorali.

Le regioni ecclesiastiche più piccole si stanno muovendo insieme, a livello regionale: questo è utile solo dove il numero è di qualche unità ed è attorno alla decina di diocesi.

Esistono infine, in Italia, diverse realtà che hanno un carattere nazionale: esse sono ispirate e sostenute soprattutto dai gruppi che fanno riferimento all’animazione giovanile vocazionale degli istituti religiosi e di vita consacrata, oppure si ispirano al carisma dei movimenti. I gruppi che hanno effettivamente una realtà giovanile nazionale riconosciuta dal vissuto di esperienze molteplici, si organizzino con itinerari propri. Per tutti vale l’auspicio, dove possibile, di legarsi alle esperienze proposte dalle proprie diocesi e dai propri Vescovi.

2. Quanto deve essere grande il gruppo?

Un’altra questione riguarda il numero delle persone. Ovviamente dipenderà dalla grandezza dei diversi gruppi che presumibilmente rispecchierà le dimensioni delle diocesi: alcune (per esperienze già fatte) sono attrezzate per mettere in cammino anche alcune centinaia di persone sullo stesso tracciato. Sarà bene fare attenzione a misurare il gruppo sulle proprie forze organizzative e su ciò che si pensa di trovare sulla strada in termini di accoglienza e di servizi.

Non intendiamo quindi indicare numeri di partecipanti, ma indichiamo due criteri: il primo riguarda la capacità organizzativa del gruppo che si mette per strada. Il secondo riguarda il fatto che non bisogna precludere la partecipazione a nessuno. Dobbiamo tener ben presente che probabilmente molti giovani decideranno di partecipare al cammino soltanto in primavera: questo vuol dire che l’organizzazione (che necessariamente partirà molto prima) dovrà essere flessibile e dovrà tenere aperta la possibilità di allargare la partecipazione o di ricalcolare le dimensioni del gruppo in dirittura finale.

Per questa ragione abbiamo identificato il criterio di partenza nel livello diocesano: stabilito, con il proprio Vescovo, dove e come proporre l’esperienza, sarà importante costruire solo in seguito eventuali alleanze a livello inter-diocesano o regionale. Dentro la propria diocesi suggeriamo di farsi accompagnare dagli uffici diocesani pellegrinaggi e/o dalle altre realtà ecclesiali impegnate nella pastorale del pellegrinaggio.

3. Quale deve essere la misura del cammino?

Scegliamo una misura di tempo e non di spazio. Nel suggerire l’idea che il cammino duri circa una settimana, vogliamo dire che non è tanto importante la quantità di kilometri macinati a piedi, quanto piuttosto il tempo di condivisione effettiva.

Infatti soltanto distendendo l’esperienza nell’arco di alcuni giorni, sarà possibile offrire una proposta articolata: momenti celebrativi e di preghiera, tempi di cammino fatti di parole e di silenzi, proposte di incontro con testimoni invitati o che si incrociano sulla strada, presenza/incontro con il proprio Vescovo che potrà essere saltuaria o continuata, soste presso luoghi di servizio o di impegno civile, incontro di realtà significative (santuari, luoghi di cura della persona, monasteri di clausura, carceri o luoghi di marginalità…) o per il loro valore storico e artistico.

L’itinerario che verrà scelto, inoltre, dovrebbe cercare di fare riferimento alle esperienze di fede che gli itinerari storici di pellegrinaggio offrono su tutto il territorio nazionale: in particolare ci riferiamo ai santuari mariani, alle moltissime figure di santi, ai luoghi di spiritualità legati a particolari avvenimenti di fede (come, ad esempio, i miracoli eucaristici).

4. Un’esperienza di integrazione: i disabili e gli stranieri

La forza dell’esperienza che andiamo a proporre, sta nella possibilità di un forte esercizio di integrazione. Il cammino in sé non è mai esperienza di forza, non si fa per vedere chi arriva primo al traguardo. Un cammino fatto a piedi è possibilità di rallentare i ritmi quotidiani del nostro andare, è esperienza di fatica e fragilità, è opportunità grande di includere chi rischia di rimanere ai margini della nostra considerazione.

1.Anzitutto questo vale per le persone con disabilità. Sarà una fatica notevole, lo sappiamo. Ma sarà pure importante non lasciarli a casa e trovare il modo di tenerli vicini, perché la cura reciproca fa crescere tutti. Questo vorrà dire due cose: la prima, che si sarà costretti a ricalcolare i propri tempi; la seconda, che ci sarà una presa in carico condivisa e collettiva affinché il cammino non risulti troppo gravoso per qualcuno e leggero per altri.

2.Il discorso dell’integrazione vale poi per i giovani stranieri. Molti di loro sono cattolici che spesso non vengono coinvolti, né presi in considerazione. Magari non sono mai stati a Roma e non hanno mai potuto incontrare il Papa: ce la immaginiamo la loro commozione? Per non affidarsi al caso, è importante fare alleanza con i responsabili diocesani della Migrantes e/o della Caritas della propria Diocesi soprattutto dove esistono comunità strutturate che contano una significativa presenza di giovani.

3.Parlare di inclusione significa – anche – non dimenticare quei giovani che sono più lontani dai nostri circuiti tradizionali: sono giovani probabilmente battezzati, ma che per mille ragioni si sono allontanati dalla vita della Chiesa. L’esperienza del pellegrinaggio è particolarmente adatta per ricuperare domande di senso, per far emergere interrogativi e non lasciare che la vita di questi giovani fratelli perda per sempre un legame con la paternità di Dio.

Tutto il mondo associativo e dei diversi gruppi ecclesiali potrà qui portare un grande contributo, sia nell’organizzazione del cammino che nella condivisione di competenze che non appartengono a tutti.

5. Chi non partecipa al cammino?

Come sempre, capiterà che molte persone non potranno partecipare al pellegrinaggio a piedi. L’invito alle diocesi è che si faccia la doppia proposta, offrendo a tutti la possibilità di partecipare all’incontro dei giovani italiani con il Papa il fine settimana (11/12 agosto).

Attenzione alle iscrizioni: cercheremo di tenerle aperte il più possibile, ma chiederemo ai piccoli gruppi di fare riferimento al proprio ufficio diocesano. Stiamo comunque preparando anche il sistema informatico di iscrizioni che verrà spiegato a gennaio alla fiera dei cammini. Ricordiamo a tutti che le iscrizioni saranno necessarie e obbligatorie: l’organizzazione degli eventi, negli ultimi anni, deve fare i conti anche con i problemi di sicurezza; l’accesso all’area degli incontri sarà certamente presidiato dalle forze dell’ordine.

Per quanto riguarda informazioni più specifiche sull’incontro a Roma, stiamo lavorando per definire il programma e i costi di iscrizione. Vi terremo aggiornati il più possibile tramite il sito e i canali informatici.

6. Un po’ di follia

Dice il libro del Qoelet: “Un po’ di follia può contare più della sapienza e dell’onore” (10,1). L’esperienza che stiamo immaginando non è delle più facili, ce ne rendiamo conto. Non lo è neppure la sfida di un Sinodo dei giovani del quale il pellegrinaggio nazionale vorrebbe essere una sorta di rappresentazione plastica di ciò che la Chiesa è chiamata a vivere in questo tempo: una disponibilità a lasciarsi provocare dalle nuove generazioni, accettando di camminare al loro fianco.

Molte saranno ancora le domande concrete che nasceranno durante la messa in cantiere di questa esperienza. Un po’ alla volta le stiamo prendendo in carico e le stiamo valutando con l’intenzione di scioglierle e di approfondirle una per una e soprattutto di essere più “definitivi” nell’incontro di fine gennaio a Sacrofano (26/27 gennaio 2018), anche dal punto di vista dei suggerimenti su come accompagnare il cammino.

Per il momento speriamo che queste brevi note possano servire a tutti per comprendere il senso dell’esperienza e condividerla in tutte le sue forme di promozione.

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