con Stefano Levi Della Torre – domenica 12 dicembre 2010
Per proseguire nella lettura del Libro dei Numeri, quando il popolo di Israele vacilla nella fiducia di arrivare alla fine alla terra promessa fino al punto di rimpiangere la schiavitù in Egitto, ci rivolgiamo a Stefano Levi Della Torre, che nel rapporto con il testo biblico ama “cimentarsi col carattere ipotetico della nostra comprensione dei fatti, delle parole e delle Scritture”. Stefano Levi Della Torre è pittore, ma la sua origine ebraica, la sua curiosità intellettuale, e il suo spirito amante della giustizia, lo hanno portato ad affrontare l’esegesi biblica e a indagare i drammi della nostra modernità. In questa puntata analizzeremo alcune figure problematiche dei capitoli centrali del Libro: quella della “vacca rossa” il cui sacrificio servirà a produrre una acqua di purificazione; quella di Mosè e Aronne che, per aver battuto la roccia col bastone, saranno condannati a non entrare nella terra promessa; quella del “serpente di rame”: un amuleto che contraddice il divieto di idolatria o un’altra cosa?
Ho cominciato a studiare qualche pagina del Talmud verso i quarant’anni, dopo la morte di mio padre, per una specie di teshuvà, di conversione non religiosa, ma ispirata a un senso di appartenenza ad una storia millenaria… Non sono diventato né un credente né un shomer mizwot (un custode dei comandamenti), ma al Talmud mi sono avvicinato con ammirazione e affetto. Affetto per qualcosa che riguarda i miei antenati e me stesso; ammirazione, per un’elaborazione che non vuole essere un pensiero unico al pari di un catechismo, ma è al contrario, per programma, un pensiero multiplo, a più voci e più tesi; che affida al lettore lo stesso compito che si sono assunti i suoi protagonisti: quello di interpretare. Cioè di cimentarsi col carattere ipotetico della nostra comprensione dei fatti, delle parole e delle Scritture.
Stefano Levi Della Torre
Fonte: Radio Rai 3 – file real media
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