Udienza del Santo Padre Benedetto XVI.
Quando: 19 novembre 2008 | Dove: Piazza San Pietro (Roma) | Durata: 00:18:14:81
nel cammino che stiamo compiendo sotto la guida di san Paolo, vogliamo ora soffermarci su un tema che sta al centro delle controversie del secolo della Riforma: la questione della giustificazione. Come diventa giusto lโuomo agli occhi di Dio? Quando Paolo incontrรฒ il Risorto sulla strada di Damasco era un uomo realizzato: irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge (cfr Fil 3,6), superava molti suoi coetanei nellโosservanza delle prescrizioni mosaiche ed era zelante nel sostenere le tradizioni dei padri (cfr Gal 1,14). Lโilluminazione di Damasco gli cambiรฒ radicalmente lโesistenza: cominciรฒ a considerare tutti i meriti, acquisiti in una carriera religiosa integerrima, come โspazzaturaโ di fronte alla sublimitร della conoscenza di Gesรน Cristo (cfr Fil 3,8). La Lettera ai Filippesi ci offre una toccante testimonianza del passaggio di Paolo da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con lโosservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo: egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtร di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciรฒ di scommettere tutta la sua esistenza su Gesรน Cristo (cfr Fil 3,7). Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano piรน le opere della Legge, ma Gesรน Cristo, il suo Signore.
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Il rapporto tra Paolo e il Risorto diventรฒ talmente profondo da indurlo a sostenere che Cristo non era piรน soltanto la sua vita ma il suo vivere, al punto che per poterlo raggiungere persino il morire diventava un guadagno (cfr Fil 1,21). Non che disprezzasse la vita, ma aveva compreso che per lui il vivere non aveva ormai altro scopo e non nutriva perciรฒ altro desiderio che di raggiungere Cristo, come in una gara di atletica, per restare sempre con Lui: il Risorto era diventato lโinizio e il fine della sua esistenza, il motivo e la mรจta della sua corsa. Soltanto la preoccupazione per la maturazione nella fede di coloro che aveva evangelizzato e la sollecitudine per tutte le Chiese da lui fondate (cfr 2 Cor 11,28) lo inducevano a rallentare la corsa verso il suo unico Signore, per attendere i discepoli affinchรฉ con lui potessero correre verso la mรจta. Se nella precedente osservanza della Legge non aveva nulla da rimproverarsi dal punto di vista dellโintegritร morale, una volta raggiunto da Cristo preferiva non pronunciare giudizi su se stesso (cfr 1 Cor 4,3-4), ma si limitava a proporsi di correre per conquistare Colui dal quale era stato conquistato (cfr Fil 3,12).
ร proprio per questa personale esperienza del rapporto con Gesรน Cristo che Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo unโirriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, lโaltro fondato sulla grazia della fede in Cristo. Lโalternativa fra la giustizia per le opere della Legge e quella per la fede in Cristo diventa cosรฌ uno dei motivi dominanti che attraversano le sue Lettere: โNoi, che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, sapendo tuttavia che lโuomo non รจ giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesรน Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesรน, per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poichรฉ per le opere della Legge non verrร mai giustificato nessunoโ (Gal 2,15-16). E ai cristiani di Roma ribadisce che โtutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che รจ in Cristo Gesรน (Rm 3,23-24). E aggiunge โNoi riteniamo, infatti che lโuomo รจ giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Leggeโ (Ibid 28). Lutero a questo punto tradusse: โgiustificato per la sola fedeโ. Ritornerรฒ su questo punto alla fine della catechesi. Prima dobbiamo chiarire che cosa รจ questa โLeggeโ dalla quale siamo liberati e che cosa sono quelle โopere della Leggeโ che non giustificano. Giร nella comunitร di Corinto esisteva lโopinione che sarebbe poi ritornata sistematicamente nella storia; lโopinione consisteva nel ritenere che si trattasse della legge morale e che la libertร cristiana consistesse quindi nella liberazione dallโetica. Cosรฌ a Corinto circolava la parola โฯฮฌฮฝฯฮฑ ฮผฮฟฮน ฮญฮพฮตฯฯฮนฮฝโ (tutto mi รจ lecito). Eโ ovvio che questa interpretazione รจ sbagliata: la libertร cristiana non รจ libertinismo, la liberazione della quale parla san Paolo non รจ liberazione dal fare il bene.
Ma che cosa significa dunque la Legge dalla quale siamo liberati e che non salva? Per san Paolo, come per tutti i suoi contemporanei, la parola Legge significava la Torah nella sua totalitร , cioรจ i cinque libri di Mosรจ. La Torah implicava, nellโinterpretazione farisaica, quella studiata e fatta propria da Paolo, un complesso di comportamenti che andava dal nucleo etico fino alle osservanze rituali e cultuali che determinavano sostanzialmente lโidentitร dellโuomo giusto. Particolarmente la circoncisione, le osservanze circa il cibo puro e generalmente la purezza rituale, le regole circa lโosservanza del sabato, ecc. Comportamenti che appaiono spesso anche nei dibattiti tra Gesรน e i suoi contemporanei. Tutte queste osservanze che esprimono una identitร sociale, culturale e religiosa erano divenute singolarmente importanti al tempo della cultura ellenistica, cominciando dal III secolo a.C. Questa cultura, che era diventata la cultura universale di allora, ed era una cultura apparentemente razionale, una cultura politeista, apparentemente tollerante, costituiva una pressione forte verso lโuniformitร culturale e minacciava cosรฌ lโidentitร di Israele, che era politicamente costretto ad entrare in questa identitร comune della cultura ellenistica con conseguente perdita della propria identitร , perdita quindi anche della preziosa ereditร della fede dei Padri, della fede nellโunico Dio e nelle promesse di Dio.
Contro questa pressione culturale, che minacciava non solo lโidentitร israelitica, ma anche la fede nellโunico Dio e nelle sue promesse, era necessario creare un muro di distinzione, uno scudo di difesa a protezione della preziosa ereditร della fede; tale muro consisteva proprio nelle osservanze e prescrizioni giudaiche. Paolo, che aveva appreso tali osservanze proprio nella loro funzione difensiva del dono di Dio, dellโereditร della fede in un unico Dio, ha visto minacciata questa identitร dalla libertร dei cristiani: per questo li perseguitava. Al momento del suo incontro con il Risorto capรฌ che con la risurrezione di Cristo la situazione era cambiata radicalmente. Con Cristo, il Dio di Israele, lโunico vero Dio, diventava il Dio di tutti i popoli. Il muro โ cosรฌ dice nella Lettera agli Efesini โ tra Israele e i pagani non era piรน necessario: รจ Cristo che ci protegge contro il politesimo e tutte le sue deviazioni; รจ Cristo che ci unisce con e nellโunico Dio; รจ Cristo che garantisce la nostra vera identitร nella diversitร delle culture. Il muro non รจ piรน necessario, la nostra identitร comune nella diversitร delle culture รจ Cristo, ed รจ lui che ci fa giusti. Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono piรน necessarie altre osservanze. Perciรฒ lโespressione โsola fideโ di Lutero รจ vera, se non si oppone la fede alla caritร , allโamore. La fede รจ guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo รจ lโamore; quindi credere รจ conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciรฒ san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della caritร (cfr Gal 5,14).
Paolo sa che nel duplice amore di Dio e del prossimo รจ presente e adempiuta tutta la Legge. Cosรฌ nella comunione con Cristo, nella fede che crea la caritร , tutta la Legge รจ realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che รจ lโamore. Vedremo la stessa cosa nel Vangelo della prossima domenica, solennitร di Cristo Re. ร il Vangelo del giudice il cui unico criterio รจ lโamore. Ciรฒ che domanda รจ solo questo: Tu mi hai visitato quando ero ammalato? Quando ero in carcere? Tu mi hai dato da mangiare quando ho avuto fame, tu mi hai vestito quando ero nudo? E cosรฌ la giustizia si decide nella caritร . Cosรฌ, al termine di questo Vangelo, possiamo quasi dire: solo amore, sola caritร . Ma non cโรจ contraddizione tra questo Vangelo e San Paolo. ร la medesima visione, quella secondo cui la comunione con Cristo, la fede in Cristo crea la caritร . E la caritร รจ realizzazione della comunione con Cristo. Cosรฌ, essendo uniti a Lui siamo giusti e in nessun altro modo.
Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa cosรฌ vita, unitร con Cristo, trasformazione della nostra vita. E cosรฌ, trasformati dal suo amore, dallโamore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio.
Saluti:
Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia. Fratelli e sorelle, ieri nelle basiliche romane dei santi Apostoli Pietro e Paolo si celebrava la festa della Dedicazione. La visita di queste basiliche approfondisca il vostro amore per la Chiesa, fondata sugli apostoli. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesรน Cristo!
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, con il loro Pastore Mons. Vito De Grisantis, qui convenuti per ricambiare la visita, che ho avuto la gioia di compiere nella loro terra nello scorso mese di giugno. Cari amici, ancora una volta vi ringrazio per lโaffetto con cui mi avete accolto, ed auspico che da quel nostro incontro scaturisca per la vostra Comunitร diocesana una rinnovata, fedele e generosa adesione a Cristo e alla sua Chiesa. Saluto i rappresentanti della Federazione italiana cuochi e i Carabinieri della Regione Umbria. Tutti ringrazio per la presenza, ed auguro a ciascuno di essere messaggeri di gioia e di condivisione fraterna.
Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennitร di Cristo, re dellโUniverso. Cari giovani, ponete Gesรน al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce e coraggio. Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, insegni a voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui. A voi, cari sposi novelli, auguro di riconoscere la presenza del Signore nel vostro cammino familiare.
ยฉ Copyright 2008 โ Libreria Editrice Vaticana
Fonte del podcast: Radio Vaticana via FeedRss
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