Udienza Generale con il Santo Padre Benedetto XVI.
Quando: 12 novembre 2008 | Dove: Piazza San Pietro (Roma) | Durata: 00:33:41:86
il tema della risurrezione, sul quale ci siamo soffermati la scorsa settimana, apre una nuova prospettiva, quella dellโattesa del ritorno del Signore, e perciรฒ ci porta a riflettere sul rapporto tra il tempo presente, tempo della Chiesa e del Regno di Cristo, e il futuro (รฉschaton) che ci attende, quando Cristo consegnerร il Regno al Padre (cfr 1 Cor 15,24). Ogni discorso cristiano sulle cose ultime, chiamato escatologia, parte sempre dallโevento della risurrezione: in questo avvenimento le cose ultime sono giร incominciate e, in un certo senso, giร presenti.
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Probabilmente nellโanno 52 san Paolo ha scritto la prima delle sue lettere, la prima Lettera ai Tessalonicesi, dove parla di questo ritorno di Gesรน, chiamato parusia, avvento, nuova e definitiva e manifesta presenza (cfr 4,13-18). Ai Tessalonicesi, che hanno i loro dubbi e i loro problemi, lโApostolo scrive cosรฌ: โSe infatti crediamo che Gesรน รจ morto ed รจ risorto, cosรฌ anche Dio, per mezzo di Gesรน, radunerร con lui coloro che sono mortiโ (4,14). E continua: โPrima risorgeranno i morti in Cristo, quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e cosรฌ saremo sempre con il Signoreโ (4,16-17). Paolo descrive la parusia di Cristo con accenti quanto mai vivi e con immagini simboliche, che trasmettono perรฒ un messaggio semplice e profondo: alla fine saremo sempre con il Signore. Eโ questo, al di lร delle immagini, il messaggio essenziale: il nostro futuro รจ โessere con il Signoreโ; in quanto credenti, nella nostra vita noi siamo giร con il Signore; il nostro futuro, la vitร eterna, รจ giร cominciata.
Nella seconda Lettera ai Tessalonicesi Paolo cambia la prospettiva; parla di eventi negativi, che dovranno precedere quello finale e conclusivo. Non bisogna lasciarsi ingannare โ dice โ come se il giorno del Signore fosse davvero imminente, secondo un calcolo cronologico: โRiguardo alla venuta del Signore nostro Gesรน Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare nรฉ da ispirazioni nรฉ da discorsi, nรฉ da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia giร presente. Nessuno vi inganni in alcun modo!โ (2,1-3). Il prosieguo di questo testo annuncia che prima dellโarrivo del Signore vi sarร lโapostasia e dovrร essere rivelato un non meglio identificato โuomo iniquoโ, il โfiglio della perdizioneโ (2,3), che la tradizione chiamerร poi lโAnticristo. Ma lโintenzione di questa Lettera di san Paolo รจ innanzitutto pratica; egli scrive: โQuando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni tra di voi vivono una vita disordina, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesรน Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillitร โ (3, 10-12). In altre parole, lโattesa della parusia di Gesรน non dispensa dallโimpegno in questo mondo, ma al contrario crea responsabilitร davanti al Giudice divino circa il nostro agire in questo mondo. Proprio cosรฌ cresce la nostra responsabilitร di lavorare in e per questo mondo. Vedremo la stessa cosa domenica prossima nel Vangelo dei talenti, dove il Signore ci dice che ha affidato talenti a tutti e il Giudice chiederร conto di essi dicendo: Avete portato frutto? Quindi lโattesa del ritorno implica responsabilitร per questo mondo.
La stessa cosa e lo stesso nesso tra parusia โ ritorno del Giudice/Salvatore โ e impegno nostro nella nostra vita appare in un altro contesto e con nuovi aspetti nella Lettera ai Filippesi. Paolo รจ in carcere e aspetta la sentenza che puรฒ essere di condanna a morte. In questa situazione pensa al suo futuro essere con il Signore, ma pensa anche alla comunitร di Filippi che ha bisogno del proprio padre, di Paolo, e scrive: โPer me infatti il vivere รจ Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti tra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi รจ piรน necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrรฒ e continuerรฒ a rimanere in mezzo a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, affinchรจ il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre piรน in Cristo Gesรน, con il mio ritorno tra voiโ (1, 21-26). Paolo non ha paura della morte, al contrario: essa indica infatti il completo essere con Cristo. Ma Paolo partecipa anche dei sentimenti di Cristo, il quale non ha vissuto per se, ma per noi. Vivere per gli altri diventa il programma della sua vita e perciรฒ dimostra la sua perfetta disponibilitร alla volontร di Dio, a quel che Dio deciderร . ร disponibile soprattutto, anche in futuro, a vivere su questa terra per gli altri, a vivere per Cristo, a vivere per la sua viva presenza e cosรฌ per il rinnovamento del mondo. Vediamo che questo suo essere con Cristo crea una grande libertร interiore: libertร davanti alla minaccia della morte, ma libertร anche davanti a tutti gli impegni e le sofferenze della vita. ร semplicemente disponibile per Dio e realmente libero.
E passiamo adesso, dopo avere esaminato i diversi aspetti dellโattesa della parusia del Cristo, a domandarci: quali sono gli atteggiamenti fondamentali del cristiano riguardo alla cose ultime: la morte, la fine del mondo? Il primo atteggiamento รจ la certezza che Gesรน รจ risorto, รจ col Padre, e proprio cosรฌ รจ con noi, per sempre. E nessuno รจ piรน forte di Cristo, perchรฉ Egli รจ col Padre, รจ con noi. Siamo perciรฒ sicuri, liberati dalla paura. Questo era un effetto essenziale della predicazione cristiana. La paura degli spiriti, delle divinitร era diffusa in tutto il mondo antico. E anche oggi i missionari, insieme con tanti elementi buoni delle religioni naturali, trovano la paura degli spiriti, dei poteri nefasti che ci minacciano. Cristo vive, ha vinto la morte e ha vinto tutti questi poteri. In questa certezza, in questa libertร , in questa gioia viviamo. Questo รจ il primo aspetto del nostro vivere riguardo al futuro.
In secondo luogo, la certezza che Cristo รจ con me. E come in Cristo il mondo futuro รจ giร cominciato, questo dร anche certezza della speranza. Il futuro non รจ un buio nel quale nessuno si orienta. Non รจ cosรฌ. Senza Cristo, anche oggi per il mondo il futuro รจ buio, cโรจ tanta paura del futuro. Il cristiano sa che la luce di Cristo รจ piรน forte e perciรฒ vive in una speranza non vaga, in una speranza che dร certezza e dร coraggio per affrontare il futuro.
Infine, il terzo atteggiamento. Il Giudice che ritorna โ รจ giudice e salvatore insieme โ ci ha lasciato lโimpegno di vivere in questo mondo secondo il suo modo di vivere. Ci ha consegnato i suoi talenti. Perciรฒ il nostro terzo atteggiamento รจ: responsabilitร per il mondo, per i fratelli davanti a Cristo, e nello stesso tempo anche certezza della sua misericordia. Ambedue le cose sono importanti. Non viviamo come se il bene e il male fossero uguali, perchรฉ Dio puรฒ essere solo misericordioso. Questo sarebbe un inganno. In realtร , viviamo in una grande responsabilitร . Abbiamo i talenti, siamo incaricati di lavorare perchรฉ questo mondo si apra a Cristo, sia rinnovato. Ma pur lavorando e sapendo nella nostra responsabilitร che Dio รจ giudice vero, siamo anche sicuri che questo giudice รจ buono, conosciamo il suo volto, il volto del Cristo risorto, del Cristo crocifisso per noi. Perciรฒ possiamo essere sicuri della sua bontร e andare avanti con grande coraggio.
Un ulteriore dato dellโinsegnamento paolino riguardo allโescatologia รจ quello dellโuniversalitร della chiamata alla fede, che riunisce Giudei e Gentili, cioรจ i pagani, come segno e anticipazione della realtร futura, per cui possiamo dire che noi sediamo giร nei cieli con Gesรน Cristo, ma per mostrare nei secoli futuri la ricchezza della grazia (cfr Ef 2,6s): il dopo diventa un prima per rendere evidente lo stato di incipiente realizzazione in cui viviamo. Ciรฒ rende tollerabili le sofferenze del momento presente, che non sono comunque paragonabili alla gloria futura (cfr Rm 8,18). Si cammina nella fede e non in visione, e se anche sarebbe preferibile andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore, quel che conta in definitiva, dimorando nel corpo o esulando da esso, รจ che si sia graditi a Lui (cfr 2 Cor 5,7-9).
Infine, un ultimo punto che forse appare un poโ difficile per noi. San Paolo alla conclusione della sua prima Lettera ai Corinzi ripete e mette in bocca anche ai Corinzi una preghiera nata nelle prime comunitร cristiane dellโarea palestinese: Maranร , thร ! che letteralmente significa โSignore nostro, vieni!โ (16,22). Era la preghiera della prima cristianitร , e anche lโultimo libro del Nuovo Testamento, lโApocalisse, si chiude con questa preghiera: โSignore, vieni!โ. Possiamo pregare anche noi cosรฌ? Mi sembra che per noi oggi, nella nostra vita, nel nostro mondo, sia difficile pregare sinceramente perchรฉ perisca questo mondo, perchรฉ venga la nuova Gerusalemme, perchรจ venga il giudizio ultimo e il giudice, Cristo. Penso che se sinceramente non osiamo pregare cosรฌ per molti motivi, tuttavia in un modo giusto e corretto anche noi possiamo dire, con la prima cristianitร : โVieni, Signore Gesรน!โ. Certo, non vogliamo che adesso venga la fine del mondo. Ma, dโaltra parte, vogliamo anche che finisca questo mondo ingiusto. Vogliamo anche noi che il mondo sia fondamentalmente cambiato, che incominci la civiltร dellโamore, che arrivi un mondo di giustizia, di pace, senza violenza, senza fame. Tutto questo vogliamo: e come potrebbe succedere senza la presenza di Cristo? Senza la presenza di Cristo non arriverร mai un mondo realmente giusto e rinnovato. E anche se in un altro modo, totalmente e in profonditร , possiamo e dobbiamo dire anche noi, con grande urgenza e nelle circostanze del nostro tempo: Vieni, Signore! Vieni nel tuo modo, nei modi che tu conosci. Vieni dove cโรจ ingiustizia e violenza. Vieni nei campi di profughi, nel Darfur, nel Nord Kivu, in tanti parti del mondo. Vieni dove domina la droga. Vieni anche tra quei ricchi che ti hanno dimenticato, che vivono solo per se stessi. Vieni dove tu sei sconosciuto. Vieni nel modo tuo e rinnova il mondo di oggi. Vieni anche nei nostri cuori, vieni e rinnova il nostro vivere, vieni nel nostro cuore perchรฉ noi stessi possiamo divenire luce di Dio, presenza tua. In questo senso preghiamo con san Paolo: Maranร , thร ! โVieni, Signore Gesรน!โ, e preghiamo perchรฉ Cristo sia realmente presente oggi nel nostro mondo e lo rinnovi.
Saluti:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il Capitolo Generale delle Suore Figlie di Maria Ausliatrice. Care sorelle mi unisco con gioia alla vostra gratitudine a Dio per i doni ricevuti in questi mesi, durante i quali avete riflettuto insieme sul presente e il futuro del vostro Istituto. Invoco una rinnovata effusione di grazia divina sulla nuova Superiora Generale e il suo Consiglio, come pure sullโintera Congregazione perchรฉ possiate proseguire con entusiasmo la vostra missione apostolica. San Giovanni Bosco, Santa Maria Mazzarello e tutti i Santi e Beati della grande Famiglia salesiana vi ottengano il dono di una sempre piรน feconda e lieta adesione ai consigli evangelici. Saluto i partecipanti al raduno dei Maestri del Commercio e li ringrazio per la loro gradita visita. Saluto i fedeli di Carpineto Romano, qui convenuti con il loro Vescovo Mons. Lorenzo Loppa, e li affido alla materna intercessione della Vergine Immacolata, loro celeste patrona. Saluto con affetto il pellegrinaggio dellโArcidiocesi di Milano, guidato dal loro Pastore, il Cardinale Dionigi Tettamanzi. Cari amici, siete venuti a Roma per consegnarmi i primi due esemplari del nuovo Lezionario Ambrosiano: รจ questo un modo concreto per esprimere i profondi vincoli di comunione che legano la vostra Arcidiocesi al Successore di Pietro. Vi ringrazio per questo gesto cosรฌ carico di significato ecclesiale e vi esorto ad accogliere il nuovo Lezionario come un grande dono per lโintera Comunitร ambrosiana. Sia per voi strumento prezioso per un rinnovato impegno missionario nellโannunciare il Vangelo in ogni ambito della societร .
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Lโesempio di san Martino, di cui ieri abbiamo celebrato la festa, sia per voi, cari giovani, spinta ad una sempre generosa fedeltร evangelica; sia per voi, cari malati, incoraggiamento a confidare nel Signore che mai abbandona i suoi figli nel momento della prova; sia per voi, cari sposi novelli, stimolo a rispettare e servire con coraggio la vita umana, che รจ dono di Dio.
ยฉ Copyright 2008 โ Libreria Editrice Vaticana
Fonte del podcast: Radio Vaticana via FeedRss
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