Film da riscoprire, in uscita in Dvd dal 9 ottobre 2014, è Tracks – Attraverso il deserto (Tracks) di John Curran (Il velo dipinto), produzione australiana in concorso alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (2013). Il film racconta la storia vera di Robyn Davidson, prendendo le mosse dal suo libro Tracce (edito in Italia da Rizzoli) ma anche dal reportage di Rick Smolan sul National Geographic. È la vicenda di una giovane donna (Mia Wasikowska) che nell’Australia degli anni ’70 decide di sfidare il deserto a piedi per 2.700 km, accompagnata solamente da quattro cammelli e un cane. Unica eccezione, alcuni incontri lungo il viaggio con il fotografo Smolan (Adam Driver) per il reportage.
Il film sottolinea un cammino certamente fisico, avventuroso, ma anche interiore; è un viaggio alla (ri)scoperta di se stessi, superando paure, tensioni e limiti umani. Obiettivo di Tracks è infatti quello di dipingere una sorta di epopea del viaggio in solitario, un cammino epico e disperato per ridare fiato al mito della conquista del West in versione oceanica. Spazi infiniti, disagi, privazioni: la regia coglie bene gli affanni, non altrettanto i propositi e i significati. C’è un solo momento nel quale esce dal viso sofferente di Robyn il pianto per una solitudine che sa di paura di fronte all’ignoto. Ma poi arrivano l’oceano, l’aria, il fotografo. E la vita ricomincia.
Opera interessante e coraggiosa, ben interpretata, che rischia solo di inciampare tra prevedibilità e atmosfere mielose nel finale. Il diario alla fine conquista ed emoziona ma senza toccare vertici di metaforica capacità descrittiva. Il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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