Oggi è la prima volta che ci incontriamo di domenica nel tempo ordinario dell’anno liturgico. Vi ricordate quando inizia l’anno liturgico? Non inizia il primo gennaio, ma inizia la prima domenica di Avvento. L’Avvento è il tempo che ci prepara al Natale, e dopo il tempo natalizio che si è concluso domenica scorsa con il Battesimo di Gesù, inizia il tempo ordinario ossia un tempo in cui non ci prepariamo a qualche festività in particolare. Si può dire che è un tempo feriale, cioè di tutti i giorni, appunto ordinario.
Oggi io ho portato con me due caraffe: in una abbiamo l’acqua, nell’altra ci sono delle pasticche effervescenti al limone. Ora riempio la seconda caraffa con l’acqua della prima… Che cosa succede? La mia acqua si trasforma in limonata.
Questo che ho fatto, cioè l’acqua tramutata in limonata non è un miracolo, ma una semplice aggiunta di pasticche effervescenti al limone. Perché vi sto parlando di questo? Perché abbiamo letto or ora la narrazione fatta dal discepolo Giovanni del primo miracolo operato da Gesù. Di quale miracolo si tratta? Si tratta di un miracolo, un miracolo vero e proprio. Un miracolo è infatti un evento che non si può spiegare, un miracolo consiste in un effetto che va al di là delle leggi insite nella natura. Inoltre questo miracolo lo potremmo catalogare come esagerato e inopportuno. Esagerato perché l’acqua cambiata in vino è davvero tanta: 6 giare di pietra contenenti da 80 a 120 litri ciascuna, quindi dai 480 ai 720 litri di vino in totale; inopportuno perché si sa che la gente quando sta in compagnia alza il gomito un po’ troppo.
Eppure Gesù inizia la sua vita in pubblico proprio con questo miracolo. Ma vediamo come sono andati i fatti. Gesù, sua madre e i suoi discepoli sono stati invitati alle nozze probabilmente di un paesano. Ad un certo punto del pranzo la mamma di Gesù si accorge che non c’è più vino. Il vino, per gli ebrei, era il segno della festa e della gioia. Delle nozze senza vino sarebbero state inconcepibili. Maria sa Chi è Suo figlio, anche se ancora non ha visto particolari segni. Fa presente a Gesù questa necessità e si sente rispondere: “Donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”.
Maria non gli dice di rimando: “Ti prego, fai questo miracolo”. E’ convinta che Suo figlio può rimediare all’ inconveniente degli sposi e dice ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Sappiamo il seguito. I servitori eseguono quello che Gesù dice loro, cioè riempiono di acque le giare e poi le portano al capo del banchetto. Questi, assaggiata l’acqua divenuta vino, si complimenta con gli sposi perché hanno lasciato fino all’ultimo il vino buono. Di solito si offriva il vino buono all’inizio del banchetto. Poi, quando gli invitati erano già un po’ brilli, si offriva il vino meno pregiato.
A queste nozze non è così: si serve fino alla fine vino pregiato.
Quello che ha operato Gesù non è come ciò che abbiamo fatto noi. La nostra limonata non è un miracolo, ma è presente concentrata nelle pasticche effervescenti. Quello di Gesù è invece un vero e proprio miracolo. Ma perché Gesù lo compie? Poteva operare un miracolo più utile?
Gesù compie i miracoli perché i discepoli che poi lo dovranno testimoniare al mondo intero, non abbiano dubbi circa la sua divinità. Opera il miracolo del vino per dirci che Lui è attento a tutti i nostri bisogni e desideri e non soltanto a ciò che è strettamente necessario. Dio vuole non solo che lo seguiamo, ma che lo seguiamo con gioia. La nostra gioia è ciò che sta a cuore a Dio. Se Lui ci dice di non fare qualcosa è solo perché sa che in quello non troveremo mai la nostra gioia.
Sua mamma, Maria, è come Lui. Anche lei ci vuole felici e per questo anche a me e a te ci sta dicendo: “Qualunque cosa vi dica, fatela”.
Concludiamo pregando insieme: “Grazie Gesù perché ci vuoi felici; aiutaci ad accogliere e seguire le tue parole”.
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