Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)
Il tema si collega idealmente a quello del 2022, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, e vuole inserirsi in particolare nel cammino che condurrà tutta la Chiesa alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2023. Parlare con il cuore significa “rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, siamo invitati ad andare controcorrente.
Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus.
Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un “disarmo integrale”, che si adoperi a smontare “la psicosi bellica” che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris . È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano.
English version
Speak with the heart: Veritatem facientes in caritate ( Eph 4:15)
The theme connects ideally with that of 2022, “Listen with the ear of the heart”, and is intended in particular to form part of the path that will lead the entire Church to the celebration of the Synod in October 2023. Speaking with the heart means giving “a reason for your hope” ( 1 Pt 3:14-17) and doing so gently, using the gift of communication as a bridge and not as a wall. In a time characterized – also in ecclesial life – by polarization and heated debates that exacerbate tempers, we are invited to go against the grain.
We must not fear to state the at times uncomfortable truth that finds its foundation in the Gospel, but we must not separate this proclamation from a style of mercy, of sincere participation in the joys and sufferings of people of our time, as the Gospel page that narrates the dialogue between the mysterious wayfarer and the disciples of Emmaus teaches us in a sublime way.
Today, in the dramatic context of global conflict that we are experiencing, the affirmation of non-hostile communication is more necessary than ever. A communication open to dialogue with the other, that fosters “integral disarmament”, that strives to dismantle the “psychosis of war” that lurks in our hearts, as Saint John XXIII prophetically exhorted sixty years ago in Pacem in Terris. It is an effort that is required of everyone, but in particular of communication workers called upon to exercise their profession as a mission for building a more just, more fraternal and more human future.
Foto di Pete Linforth da Pixabay