Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Il Vangelo di questa tredicesima Domenica del tempo ordinario è una continuazione del capitolo dieci del Evangelista Matteo, del discorso missionario o apostolico, dove Gesù chiama e invia i dodici discepoli. La pedagogia dell’accoglienza che Gesù insegna ai suoi che stavano partendo per la missione, sembra un po’ dura e nel nostro tempo è difficile da comprendersi.
Sin da bambini ci insegnano che il “Padre e la Madre” sono il nostro primo grande amore. Sono loro che nella nostra fragilità si prendono cura di noi e ci fanno sentire il loro amore. Sentire Gesù che dice ai discepoli “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me”, ci lascia un po’ confusi in un primo momento.
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Ma cosa vuole dirci Gesù? Vuole dire che colui che ha ricevuto una missione deve agire da adulto e deve saper affrontare la distanza, il distacco dagli affetti, e far fluire l’amore che ha ricevuto senza vincoli o condizionamenti! Il discepolo che ama Gesù è colui che, dopo averlo incontrato, è capace di sfidare ogni ostacolo pur di portare nel mondo il suo messaggio d’amore. Anche se questo ostacolo fossero i propri genitori o i propri familiari!
Portare il Messaggio di Gesù nel mondo significa amare Lui sopra ogni cosa, riconoscere che solo il Vangelo è l’Assoluto per il quale vale la pena donare la vita. Questo significa “perdere la propria vita” e trovarla in Lui. Il discepolo non parte mai da solo, si parte con Gesù, si cammina con Gesù e ci si perde in Gesù stesso.
Il linguaggio di Gesù, usato da Matteo, possiamo comprenderlo solo partendo dalla tradizione Ebraica. In primo luogo la logica della “fiducia”: solo quando ci si ama si è capaci di fidarsi l’uno dell’altro. Gesù non solo ci ama, ma si fida di noi. La logica della “riconoscenza” che ci fa riconoscere questo amore invincibile che Gesù ha per ogni essere umano.
La logica della “accoglienza” che ci fa accogliere l’altro come dono, che è lo sguardo di chi accoglie l’immagine di Dio che abita in ogni creatura. Il linguaggio di Gesù è chiaro e come sempre sincero. Lascia chiaro ai suoi che nello svolgere la missione incontreranno situazioni spiacevoli e difficili.
Gesù aveva già istruito gli Apostoli dicendo loro che dovevano esercitare la missione gratuitamente, non misura le parole e nemmeno illude i suoi seguaci. Li aveva già avvisati che nel percorso della missione sarebbero stati perseguitati, calunniati e a volte respinti. Ma lascia chiaro anche che chiunque accoglierà i suoi discepoli per amore di Lui non si deve sentire perduto e neanche morto, ma avrà la sua ricompensa.
Se portiamo nel mondo l’amore di Gesù, anche in mezzo a persecuzioni, troveremo sempre qualcuno pronto a darci anche un bicchiere d’acqua fresca perché riconoscerà che siamo di Dio!
Suor Jakeline Nogueira
Istituto Figlie di Maria Immacolata – Roma