Di solito, nella nostra dimensione umana, la paura è segno evidente che non siamo sicuri cento per cento di noi stessi e di conseguenza non ci fidiamo neanche degli altri. Riflettendo sul brano del Vangelo di questa domenica ci rendiamo conto di come anche noi siamo uomini e donne di poca fede.
L’esperienza che ha fatto Pietro è la stessa che facciamo noi ogni volta che siamo minacciati dalle diverse tempeste della vita. Sino a quando siamo nel mare calmo delle nostre umane sicurezze, andare incontro a Gesù è abbastanza semplice.
Ma quando Gesù ci chiede di attraversare il mare e ci costringe ad andare sull’altra riva, le forze del male, rappresentate dal mare in tempesta, ci rendono consapevoli delle difficoltà e chiediamo aiuto a Gesù. Sappiamo che senza di Lui non possiamo farcela. Quando viene la bufera arriva anche la paura che ci fa pensare di navigare da soli. La verità è che nel mare della vita non siamo mai soli.
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Pietro conosceva quel mare benissimo, era il suo ambiente di lavoro e di bufere certamente ne aveva già viste tante. Ma questa era una bufera diversa perché è una bufera interiore! Gesù ordina ai discepoli di attraversare il mare. Significava andare all’altra riva dove c’era la terra pagana, la gente impura, gli esclusi. I discepoli non vogliono andarci e vivono un conflitto interiore poiché si oppongono all’idea di un Dio che accoglie e ama anche i pagani e gli impuri.
Pietro vede Gesù che cammina nell’acqua e gli chiede di ordinare che anche lui cammini sull’acqua. E mentre cammina il forte vento lo spaventa e inizia ad affondare. Ecco, carissimo Pietro, ora capisco benissimo. Non si può stare a galla se non ci fidiamo della proposta di Gesù che ci chiede di andare oltre i nostri orizzonti limitati.
Tu, Pietro, rappresenti tutti noi cristiani, uomini e donne di poca fede che abbiamo difficoltà a seguire la proposta di Gesù e spesso non ci fidiamo di Lui! L’esperienza di Pietro mi fa pensare anche al perché Gesù, davanti a tanta incredulità, gli abbia consegnato le “chiavi” della Chiesa! Avere fede non significa essere sicuri di se stessi, nemmeno non avere paura. La fede è riconoscere il nostro limite, accogliere la sfida che Gesù ci propone e fare come Pietro. Quando sentiamo che il vento è troppo forte, chiamare Gesù e dire: “Signore Salvami”.
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La fede è sapere che da soli non ce la faremo, che nelle difficoltà della missione non possiamo contare solo sulle nostre forze. La barca rappresenta la Comunità dei discepoli, la Chiesa, che non può realizzare la sua missione universale se non si fida di Gesù.
La fede è un dono che va condiviso, per questo è importante l’esperienza della Comunità. Non si può camminare da soli!
Chiediamo allora a Gesù di infonderci fiducia e coraggio affinché la barca della nostra Chiesa possa affrontare le tempeste del dubbio e della paura ed abbracciare la causa del Regno di Dio che ama e accoglie tutti nella sua casa.
Suor Jakeline Nogueira
Istituto Figlie di Maria Immacolata – Roma