La strada della felicità
Sperimentiamo tutti la forza degli sguardi. Ci sono sguardi che fanno bene, costruiscono la nostra identità, accarezzano e promuovono, e sguardi in cui curiosità, disprezzo e sfida feriscono e umiliano. Ci sono sguardi superficiali, davanti ai quali sentiamo di non esistere, e altri penetranti, che sembrano leggerci dentro.
Lo sguardo di Gesù
Lo sguardo di Gesù che, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, pronuncia parole importanti e definitive, rischia, a una prima lettura, di suonarci duro e minaccioso.
Perché Gesù ora guarda “noi”, che non siamo poveri, non soffriamo la fame, non viviamo giorni di lacrime né siamo insultati a causa del suo nome. E ci prende la tristezza, e una punta di angoscia, nel pensare che sazietà, gioia e buona reputazione possono portarci dritti nei guai che Gesù preannuncia con tanta determinazione.
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Ma come può essere questa una “buona notizia”?
È vero, lo sguardo di Gesù su di noi ci giudica, ma proprio per questo ci guida a verità.
Le sue parole illuminano la realtà, perché capovolgono i nostri criteri e indicano il primato dei poveri nell’annuncio del Regno; dichiarano la scelta di Dio per chi fa più fatica, piange, ha fame, è disprezzato; ci ricordano la chiamata ad asciugare lacrime, consolare e costruire.
Ma sono parole di verità prima di tutto su noi stessi, le nostre scelte, le motivazioni e i desideri; e per questo diventano annuncio di beatitudine, di felicità per tutti, perché sono verifica e guarigione dei pensieri e delle azioni. […]
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La foto di suor Chira proviene dal sito “Parrocchie Lago di Caldonazzo“