Di fronte al male del mondo
Nei suoi ultimi giorni, Gesù incontra davvero il mistero del male, in tutta la sua intensità. Nel momento della cena, da lui tanto desiderata, conosce il tradimento e l’incomprensione dei suoi amici. Nell’orto degli ulivi vive l’angoscia di sentire la sua volontà lontana da quella del Padre, mentre chi doveva sostenerlo cade in un sonno di tristezza. È consegnato con un bacio da uno dei suoi discepoli, rinnegato da un altro per tre volte, deriso da coloro che lo avevano in custodia, accusato dai capi della sua stessa religione, abbandonato alla sua sorte da chi poteva salvarlo. Infine, trascinato sul luogo chiamato Cranio e crocifisso. Il mistero del male sembra davvero giocare tutte le sue carte, mostrarsi in tutte le sue sfumature più dolorose per vincerlo.
Eppure è Gesù il protagonista indiscusso di questa vicenda, perché di fronte agli eventi che accadono – per quanto tristi e spietati – ciò che cambia la storia, ciò che rimane in nostro potere è la risposta che ad essi siamo in grado di dare.
Gesù tradito non smette di parlare con amicizia all’uomo che lo consegna e placa la reazione violenta di chi lo vuole difendere.
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Gesù servo usa tutta la pazienza del mondo per spiegare ai suoi discepoli come si misura la vera grandezza e che la loro perseveranza, la loro comunione con lui sarà, dopo un attimo di smarrimento, la loro nuova vocazione.
Gesù in agonia continua a pregare perché sa che è l’arma più potente contro il Separatore, contro colui che vuole disgiungere la sua volontà da quella del Padre.
Gesù rinnegato fissa ancora il suo sguardo mite e fiducioso su Pietro, sull’uomo per cui ha pregato perché la sua fede non venga meno e al quale ha affidato i fratelli e la Chiesa.
Gesù deriso e accusato affronta tutti con dignità e coraggio.
Gesù consegnato e condannato fa della via della croce il luogo di incontri che cambiano la vita.
Infine, sulla croce il Gesù di Luca pronuncia tre frasi bellissime, che mostrano tutta la grandezza e la fecondità di quella sua morte ingiusta: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»; «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»; «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Nell’ora della sua fine Gesù ci mostra, con il suo ultimo fiato, ciò che rimane, ciò che solo può essere inizio di qualcosa di nuovo. Perché solo il perdono, e un’intercessione a caro prezzo, sono fonte di salvezza.
Solo l’apertura verso l’altro, la fiducia nel suo desiderio di bene, genera il paradiso.
Solo la consegna al Padre di tutto, della propria vita e della propria morte, può essere alba di una creazione nuova.
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La foto di suor Chira proviene dal sito “Parrocchie Lago di Caldonazzo“