Buona domenica ragazzi. Oggi celebriamo la solennità dell’Ascensione: il Signore sale, ascende al cielo, accanto al Padre. Questa festa ci fa capire che Gesù, con la sua passione, morte e resurrezione, ha compiuto la sua missione sulla terra. Ha realizzato tutto quello che il Padre gli aveva affidato venendo tra gli uomini, lo ha portato completamente a termine.
Avete ascoltato le parole del versetto alleluiatico? Sono le parole che Il Maestro, il Risorto dice agli apostoli: Andate e fate discepoli tutti i popoli, …ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Il Signore, prima di salire al cielo, affida un compito preciso ai suoi amici, agli apostoli, ma è un compito che passa come un “testimone”, di mano in mano, fino ad arrivare anche a noi che crediamo in lui.
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In questo versetto del Vangelo, allora, è racchiuso non solo il compito affidato agli apostoli, ma anche quello affidato a tutto il popolo di Dio, a ciascuno di noi, e anche a chi verrà dopo di noi.
In pratica, in queste parole c’è la nostra missione, la nostra vocazione, lo scopo del nostro essere credenti in Gesù.
Ma che cos’è la vocazione? Qualcuno ha mai sentito questo termine? Penso proprio di sì, magari al catechismo, oppure leggendo qualche brano del Vangelo. Vi ricorderete sicuramente della vocazione, della chiamata dei primi discepoli, di Pietro, Andrea Giovanni che erano pescatori.
Avete capito proprio bene: “vocazione” significa “chiamata”.
Sicuramente ognuno di voi ha tanti amici ma, per ognuno, c’è l’amico del cuore. Spesso capita che uno dica al suo più caro amico: “oggi pomeriggio o domani passo a chiamarti!”. Noi infatti amiamo chiamare le persone a cui vogliamo bene, le persone con le quali stiamo bene, con le quali andiamo d’accordo!
Pensate un po’ allora… Dio sta così bene con noi, che “passa a chiamarci”. Si fida così tanto di noi al punto tale da affidarci una missione. “Missione da Dio”, perché è come se fosse lui stesso a compierla attraverso di noi. È come se dicesse in questo momento: Carlo, Andrea, Giuseppe, Walter, Anna, Giovanna, Cloe… voi in questa città siete la mia immagine, siete la mia bontà, il mio amore, il mio perdono, la mia gioia, la mia consolazione, la mia speranza e lo sarete nella vostra scuola, nel giardino della vostra città, con i vostri compagni, nella vostra famiglia. Dal vostro comportamento gli altri capiranno il mio amore!
Bello no? È davvero una missione grande, che dite?
Qualcuno di voi potrebbe dire: “ma io sono ancora piccolo, forse questa missione è per quando sarò più grande!”. No, vi dico, perché la nostra vocazione, la chiamata che Dio ci fa, avviene proprio il giorno del nostro battesimo. In quel giorno riceviamo il dono di essere come Gesù. Capaci di ascoltare il Padre, capaci di raccontare il suo amore, capaci di vincere il male con il bene.
Potremmo paragonare la nostra vocazione al granellino di senape. La conoscete vero questa parabola di Gesù? Il giorno del nostro battesimo viene seminato in noi il seme della Vocazione, della Chiamata e questo piccolissimo seme deve trovare il terreno buono perché possa crescere e portare il suo frutto.
Come si fa a fare il terreno buono? Ce lo dice Gesù stesso: vivendo di amore nei confronti di Dio e nei confronti di tutti gli altri.
Forse non ci abbiamo mai pensato, ma è davvero così.
Il Signore si fida di noi e noi siamo chiamati a fidarci di lui, di ciò che ci chiede.
Ci sono, nella vita della Chiesa, tanti ragazzi che sono stati capaci di fare questo. E allora se ci sono riusciti loro ce la potete fare anche voi, ce la possiamo fate tutti.
Quando tornate a casa provate a leggere la vita di Carlo de Acutis, un ragazzo appena più grande di voi, ma che dopo aver fatto la prima comunione non si è più dimenticato del Signore. Aveva tanti amici, era simpatico, un ragazzo gioioso e nel suo cuore c’era sempre un posto privilegiato per il Signore e per tutte le persone bisognose.
Il Signore sa che da questa scelta dipende la nostra gioia.
Egli la desidera per noi e ci indica la strada per trovarla.
Cosa dobbiamo fare? La prima cosa è sentire Dio come un vero e proprio amico. Pensarlo come si pensa un amico, parlare con lui, chiedere consiglio, ascoltarlo, insomma non dimenticarci di lui. Sarebbe bello che ognuno di voi, prima della Messa domenicale, si preparasse a questo incontro con Gesù leggendo il brano del Vangelo della domenica e sottolineasse la frase che più lo ha colpito e magari la imparasse anche a memoria. Diventerebbe come un ritornello che ci fa sentire Dio vicino, che ce lo rende presente durante tutta la giornata, durante tutta la settimana.
Questo legame con lui è importante perché ci apre il cuore ad essere attenti e pronti all’aiuto che gli altri ci chiedono. Essere attenti, perché spesso le persone che hanno bisogno si vergognano di chiedere e allora, se siamo attenti, capiamo la loro necessità e possiamo portare rimedio.
Questo ci fa essere testimoni del Signore, del suo amore, della sua bontà, della sua attenzione verso gli ultimi e i poveri.
La nostra vita diventa così segno dell’amore di Dio attraverso il nostro cuore, le nostre mani, i nostri piedi, attraverso i gesti di bontà, di accoglienza verso tutti, senza condizioni.
Buona domenica!
Fonte: omelie.org