Buongiorno a tutti voi. Oggi è una Domenica speciale perché, per volontà di Papa Francesco, in tutte le Chiese si celebra la giornata della Parola.
Cosa vuol dire? È un giorno in cui tutta la comunità cristiana è chiamata a riflettere, meditare, studiare ed approfondire la Parola di Dio.
È un impegno che riguarda tutti, quindi anche voi che siete più giovani.
Cosa siamo chiamati a fare?
Ad approfondire la Parola che abbiamo ascoltata durante la celebrazione della Messa. Per esempio, imparare a memoria una frase in modo da ricordarla tutti i giorni della settimana.
Sì, perché la Parola di Dio non basta ascoltarla una volta e basta, ma è importante trovare anche a casa un momento per rileggerla, magari con la mamma, il papà, i fratelli e chiedere chiarimenti se qualcosa non ci è chiaro: “Con questa frase, Gesù che cosa voleva dire? A chi si riferisce?”. Questo significa approfondire, entrare dentro la Parola, farla diventare nostra.
Ma perché è così importante fare questo?
Perché di tutte le parole che ascoltiamo durante la giornata, l’unica parola che è capace di cambiare in meglio il nostro cuore è la Parola che Dio parla.
Questa giornata deve aiutarci a far diventare “abitudine” l’ascolto approfondito del Signore. E Dio parla per due motivi: per annunciarci il suo amore, la sua salvezza, la sua novità e perché vuole avere bisogno di noi.
Cerchiamo di approfondire insieme la Parola di oggi.
Il Vangelo di questa domenica, vi sarete accorti tutti, ha dei versetti uguali a quelli della Prima Lettura.
Come mai? Pensate che passano secoli e secoli tra il profeta Isaia e Gesù!
Eppure l’evangelista riprende quel testo del profeta per mettere in risalto che proprio Gesù è quella luce che tutti gli uomini aspettavano e aspettano ancora.
La luce, presso tutte le culture, è segno della presenza di Dio. La luce è vita, è gioia, è sicurezza, è speranza. La luce fa bene, ci fa bene!
Matteo sottolinea proprio questo: Gesù è la luce. Lo abbiamo sentito tante volte nel tempo di Natale! È quella luce che è venuta ad illuminare tutti i popoli, è il Re Messia venuto non solo per il popolo di Israele ma per tutte le genti.
Questa verità della universalità del suo annuncio viene proprio dimostrata dal fatto che Gesù inizia la sua predicazione nel nord della Palestina, nella regione della Galilea, terra abitata non soltanto dagli ebrei ma da tanti altri popoli: questa luce non è beneficio solo di un popolo, ma di tutte le nazioni.
Sì, la luce è arrivata, è come un sole che non si spegnerà mai più.
Gesù comincia ad annunciare: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Proviamo ad approfondire questa frase che ci riguarda.
“Convertitevi”, cioè cambiate strada, cambiate modo di pensare, cambiate il cuore, cambiate i gesti.
Bisogna cambiare ciò che non va, ciò che è sbagliato. Ad esempio, se prima io ero amica solo delle persone simpatiche, di quelle che mi vogliono bene, una volta ascoltato l’invito di Gesù, devo aprire il mio cuore e quindi devo convertirmi, devo cioè dare la mia amicizia a tutti, senza distinzione.
È necessaria questa conversione perché “il Regno dei cieli è vicino”.
“Regno dei cieli” è un termine che usa molto spesso l’evangelista Matteo, è il suo modo per dire: Dio. Gesù ci dice: convertitevi, cambiate vita poiché adesso è più facile perché Dio è qui, tra noi. Aprite il vostro cuore alla novità che Gesù è venuto a dire e a dare con i suoi gesti e le sue parole.
Come fare?
Sempre dal Vangelo di oggi troviamo degli esempi che ci possono aiutare molto bene.
Mentre cammina e annuncia la buona notizia, Gesù arriva sulla riva del lago di Galilea. L’evangelista Matteo lo chiama “mare” perché vuole farci capire che, con Gesù, si realizza un nuovo esodo, proprio come quello che si è realizzato al tempo di Mosè, una nuova liberazione da ogni schiavitù, ma soprattutto dal male.
Sulla riva di questo “mare” il Messia incontra due coppie di fratelli.
La prima è formata da Simone (che conosciamo come Pietro) e da Andrea: questi due fratelli sono chiamati mentre sono al lavoro, stanno gettando le reti per la pesca.
Gesù, lo avete ascoltato bene anche voi, dice loro solo una frase: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”.
Cosa vuol dire Gesù?
Lasciate stare le cose che state facendo, venite dietro a me, fate la mia stessa strada. La prima parte della frase è facile, si capisce bene; è l’altra: “Vi farò pescatori di uomini!” che bisogna approfondire.
Nel tempo antico, tutti gli uomini pensavano al mare come a un luogo di morte perché instabile a causa dell’acqua, perché vasto, perché imprevedibile con le sue tempeste; e poi quasi nessuno sapeva nuotare. Inoltre gli antichi pensavano che il mare fosse il luogo abitato da un mostro chiamato Leviathan, un mostro capace di capovolgere le navi più pesanti e di causare la morte di tutti i membri dell’equipaggio.
Il mare era visto proprio come un luogo di morte.
Gesù dice a Simone e ad Andrea che li farà diventare pescatori di uomini, coloro che liberano dal male gli uomini. La stessa cosa propone ad un’altra coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni.
Il Vangelo ci dice che queste 4 persone, “subito”, lasciate le barche, seguono Gesù. E lo faranno per il resto della loro vita.
“Subito”. È una parola importante.
“Subito” significa che si fidano immediatamente dell’annuncio di Gesù.
“Subito” significa che non cominciano a dire: ma se poi non mi piace? Se poi non mi trovo bene? Se poi non mi va di farlo più? Che cosa ci guadagno?
“Subito”, senza condizioni, proprio come il Signore.
Dio infatti non ci ama perché ce lo meritiamo, ci ama e basta, ci ama per primo e vuole che coloro che si fidano di lui e che accolgono la sua Chiamata siano generosi come lui.
Buona Domenica!
Commento a cura di Piera Cori per il sito omelie.org