sr. Piera Cori – Commento al Vangelo del 23 Maggio 2021 per bambini

646

Con la solennità di Pentecoste termina il tempo Pasquale. Un tempo lungo cinquanta giorni nel quale Gesù risorto aiuta i discepoli a capire e a vivere la loro missione tra la gente. Sono infatti mandati a “raccontare” a tutti quello che hanno visto e udito dal loro Maestro. Se ricordate il vangelo di domenica scorsa, vangelo del giorno dell’ascensione, Gesù, prima di salire al cielo, invia i discepoli nel mondo dicendo che lui sarà sempre con loro.
Quali sono i modi con cui Gesù rimane sempre con i discepoli e quindi anche con noi? Sono certa che tutti voi mi risponderete: “Con la sua Parola, con i sacramenti!”.
Queste sono risposte molto giuste, ed è proprio la certezza di questa sua presenza che sostiene la missione dei discepoli e, oggi, anche la nostra.

La festa di questa domenica ci ricorda che c’è un ulteriore modo con cui Dio è con noi e sostiene la nostra vita e la nostra missione: è il dono dello Spirito Santo.
Egli, dono del Padre e di Gesù risorto, ci guiderà alla verità tutta intera.
Cioè non solo a capire, ma a praticare tutto l’insegnamento che il Padre ci ha dato attraverso la vita e le parole di Gesù.
Non dobbiamo fare cose straordinarie, ma vivere ogni giorno fidandoci del Signore, del suo amore per noi.
Lo Spirito del Padre, che noi chiamiamo Spirito Santo, si offre a noi con sette doni, come a dire: per ogni necessità che tu hai nel compiere il bene che Dio ti chiede, lui manda un dono speciale e un aiuto giusto per te.
Abbiamo chiesto insieme questi doni nella recita della sequenza, prima dell’alleluia e della proclamazione del vangelo.
Ora li vogliamo guardare un po’ più da vicino per capire che cosa ci possono aiutare a fare e a vivere.
Pensate che questi stessi doni li ha ricevuti il Messia, Gesù. E lo hanno sostenuto in tutta la sua missione. Come i doni dello Spirito Santo hanno sostenuto Gesù, con la stessa efficacia sosterranno noi.

Nella preghiera che abbiamo recitato, abbiamo chiesto a Dio lo Spirito di sapienza. Il dono della sapienza non è il dono di sapere le cose, dell’essere saputelli, ma è il dono del saper gustare le cose, tutto il bello, tutto il buono, tutte le cose giuste e vere. Immergere la nostra vita in ciò che ci dona sapore è importante. Infatti noi siamo un po’ come le spugne. Se immergi una spugna in un secchio con l’acqua pulita assorbirà solo acqua buona, ma se la immergi in un liquido avvelenato anche la spugna si avvelenerà. Per questo il dono della sapienza è importante: ci aiuta a immergerci in ciò che ci fa vivere bene, come il bene, il bello.

Gli abbiamo domandato lo Spirito di intelligenza. Questi sono tutti termini che derivano dal latino: “intelligere” significa “leggere dentro”. Dentro che cosa? Dentro gli avvenimenti, dentro quello che succede. Lo Spirito di intelligenza ci aiuta a capire se la scelta che sto facendo è giusta o sbagliata. A volte, per stare insieme ad alcuni amici, si rischia di prenderne in giro degli altri. Lo spirito di intelletto mi aiuta a capire che quell’atteggiamento è sbagliato, mi aiuta a rendermi contro che scegliere il rispetto dell’altro, sempre e a qualunque costo, è un bene e una ricchezza per la vita.
Ogni giorno siamo chiamati a scegliere, anche voi che siete più giovani. Allora chiediamo allo Spirito il dono dell’intelletto che ci aiuti a preferire il giusto e il vero, sempre.

Abbiamo invocato lo Spirito di fortezza. Essere forti. Qui non si tratta di forza di muscoli, ma di cuore, di bontà, di generosità. E voi capite bene la differenza. La forza di muscoli, quando è usata male, incute paura. La fortezza, dono dello Spirito, ci rende capaci invece di essere coraggiosi nello scegliere il bene costantemente, anche quando facciamo fatica. Non dimenticatelo mai, lo Spirito Santo è il nostro allenatore: solo un allenamento costante ci dona la capacità di essere davvero forti, capaci di andare anche contro corrente, se è necessario, per vivere e scegliere il bene.

Altro dono che abbiamo domandato è lo Spirito di scienza o meglio di conoscenza. Conoscere, nella Bibbia, significa «amare» (Gn 19,8; Mt 1,25). Il dono della Conoscenza o della «Scienza» (come lo chiamiamo noi) è il dono che ci fa conoscere e amare Dio. Come facciamo ad amarlo se non lo conosciamo, se ci accontentiamo di sentir soltanto parlare di lui?
Una vera amicizia nasce dallo stare insieme, dal parlare insieme, dal frequentarsi. Conoscere Dio vuol dire anche conoscere il suo progetto di amore su ciascuno di noi. Vi ricordate il giovane Samuele che dice a Dio: “Parla il tuo servo ti ascolta”? Lui parla con Dio come a un amico e Samuele non lascia andare a vuoto nessuna parola di Dio. Ecco, impariamo a chiedere il dono della conoscenza di Dio e a vivere come Samuele in ascolto e nella realizzazione del progetto che Lui ha su di noi.

Lo Spirito del timore del Signore: anche questa una richiesta importante. “Temere”, nel linguaggio della Bibbia, non significa “aver paura”. La “paura” è un vizio, un difetto che crescendo si impara a vincere. Il timore di Dio è una virtù: è riconoscere che lui, solo lui è Dio, e quindi nella mia vita non ci possono essere cose o persone più importanti di lui. Certo il papà, la mamma, le persone a cui vogliamo bene sono importanti. Ma il timore del Signore ci insegna a capire che, nella vita personale e anche nella nostra famiglia, il Signore deve essere al primo posto. Ad esempio, a volte vi sarà capitato di non avere voglia di partecipare alla Messa domenicale. Il timore del Signore ci aiuta a capire che l’Eucarestia domenicale, la preghiera personale, sono dei momenti importanti nella nostra vita per riconoscere il bene, l’amore con cui Dio ci ama e ci sostiene e per ringraziarlo con tutto il cuore.

Infine abbiamo domandato lo Spirito di “pietà”. Il dono della “Pietà” è il dono che ci aiuta a considerare Dio come Padre. Come papà buono. Pensate… Dio sceglie di avere dei figli come noi. È un onore. È un dono grande. Se Dio sceglie di essere nostro padre è perché per lui noi siamo importanti, preziosi. Un amore così grande suscita amore. Ed è questa la nostra risposta nei confronti di Dio: la preghiera, l’ascolto della sua Parola. Mettere in pratica i suoi comandi, questo rende noi veri figli.

Come vedete, 7 doni che sono per la nostra crescita, per far germogliare e fruttificare il dono del nostro battesimo. Perché impariamo davvero ad essere testimoni del Signore, del suo amore per ogni persona, così che tutti possano sentirsi contenti di essere amati così generosamente e gratuitamente.
Impariamo questa preghiera e facciamola nostra. Ogni giorno della settimana chiediamo allo Spirito di Dio un dono e cerchiamo di viverlo durante tutta la giornata.

Commento a cura di Piera Cori per il sito omelie.org