sr. Piera Cori – Commento al Vangelo del 13 Febbraio 2022 per bambini

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Buona domenica ragazzi.
Se avete ascoltato bene, le letture di questa mattina, in particolare la prima lettura del profeta Geremia e il Vangelo di Luca, ci mostrano due modi di vivere: fidandoci o non fidandoci del Signore.
Voi vi fidate di qualcuno?
Certamente dei genitori, dei nonni, dei fratelli più grandi. Vi fidate perché sapete che loro vi voglio bene. La fiducia, infatti, nasce proprio dall’amore.
La stessa cosa deve accadere con il Signore. E allora, cosa vuol dire secondo voi fidarsi di Lui?
Vuol dire ascoltarlo perché la sua parola ci aiuta a camminare nel bene, nella verità. Quella sua parola, se noi ci fidiamo, può diventare il punto di riferimento della nostra giornata, come un raggio di sole che la illumina e la rischiara.

Fatta questa piccola premessa, entriamo meglio nel brano del profeta Geremia per capire che cosa vuole dirci.
Il profeta fa un annuncio: “maledetto l’uomo che confida nell’uomo”.
Naturalmente egli sta parlando al suo popolo Israele il quale vuole fare alleanza con nazioni più potenti di lui. Infatti questo popolo comincia a pensare che non il Signore, ma i popoli ricchi di armi e di denaro possono dargli sicurezza e salvezza dai nemici. È come se non si fidassero più di Dio.
Guardare a queste nazioni potenti fa dimenticare al popolo il suo passato, la sua storia di salvezza. Egli ha davvero sperimentato che solo l’aiuto del Signore lo ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto! Il popolo non ricorda che è stato l’amore di Dio, la sua cura, la sua provvidenza a condurlo nella terra che aveva promesso ai suoi padri!
Ora il suo cuore “pone nella carne”, cioè negli altri uomini, la fiducia, allontanandosi dal Signore.

Il profeta, che parla a nome di Dio, vuole mettere in guardia Israele da queste scelte che, nel tempo, si mostreranno pericolose. Infatti quelle alleanze non dureranno a lungo e quei popoli che si erano dimostrati amici diventeranno nemici, conquisteranno Gerusalemme, la distruggeranno e costringeranno il popolo alla schiavitù e alla deportazione a Babilonia.
Chi si fida e si affida più agli uomini che a Dio, afferma Geremia, somiglia a un tamerisco nella steppa.
Avete mai visto un albero di tamerisco? Io no, per questo sono andata a vederlo su internet e vi assicuro che questo albero è davvero un albero povero, senza foglie e senza frutti.
Il tamerisco infatti cresce in zone aride, desertiche, vicino a torrenti che però – proprio perché in zone aride – sono sempre in secca. E voi lo sapete bene che un albero senza acqua non può vivere bene…

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L’altra citazione importante della prima lettura è questa: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e pone in Dio tutta la sua speranza”. Anche qui il profeta usa l’immagine di un albero che però, proprio perché è piantato sulle rive di un fiume ricco di acqua, ha le foglie sempre verdi e i frutti rigogliosi. Questo albero non temerà mai il caldo perché le sue radici sono sempre dissetate dall’acqua.
Noi che viviamo in una nazione ricca di acqua, forse non ne capiamo il valore e spesso succede che ci capita anche di sprecarla, ma per i popoli che vivono nel deserto l’acqua è un bene paragonato all’oro, un bene prezioso.
Senza acqua non si vive.

Se vi ricordate, nel Vangelo di Giovanni c’è l’episodio della Samaritana che va ad attingere acqua al pozzo. E Gesù si presenta a lei come Acqua viva. Della sua acqua abbiamo bisogno come dell’acqua naturale.
Dove troviamo l’acqua che Gesù ci offre?

Sono la sua Parola, i sacramenti, sono anche le persone con cui viviamo, quelle che incontriamo sul nostro cammino. Poco tempo fa c’è stato il funerale di un grande uomo italiano, Davide Sassoli. Questo uomo, pur ricoprendo cariche importanti come essere il presidente del parlamento Europeo, ha vissuto non dimenticandosi mai del Signore e dei poveri. Al suo funerale tutti lo hanno riconosciuto beato perché ha vissuto la sua vita facendo del bene a tutti.

Le sue parole erano sempre gentili e buone, anche verso coloro che si dimostravano ostili. Lui è stato un albero rigoglioso, bello da vedere, un albero che faceva ombra perché pieno di foglie, un albero capace di ristorare perché aveva frutti abbondanti, un albero capace di accogliere tra i suoi rami i nidi degli uccelli perché trovassero la loro casa.
Essere cristiani, fidarsi del Signore significa essere così.
Questo esempio ci fa capire ancora meglio il brano del Vangelo delle beatitudini di Luca. Sono un po’ diverse da quelle di Matteo. Luca mette 4 beatitudini e 4 “guai”.

Ma il termine “guai” non indica una minaccia, ma un vero e proprio lamento del Signore nei confronti di chi non vive con amore. È come se dicesse: “peccato, mi dispiace, povero te”.
Quando ero piccola, capitava che qualche volta la mia mamma mi metteva in guardia dai pericoli dicendomi: “guai a te, non devi fare quella cosa”. Non è che mi augurava il male, ma solo cercava di farmi capire i rischi a cui potevo andare incontro.
Anche qui Gesù usa lo stesso termine per metterci in guardia dai pericoli.

Beati sono coloro che si fidano di Dio e proprio per questo sanno essere accoglienti verso coloro che hanno bisogno.
Sicuramente anche nella vostra scuola, nella vostra classe, ci saranno ragazzi che fanno fatica a studiare, che vestono in modo dimesso, che non hanno amici. Imparate ad aprire il vostro cuore, imparate a donare amicizia vera, non escludete nessuno, donate gioia, sapendo che quello che costruite oggi con questi gesti farà di voi, domani, uomini capaci di rendere la nostra società migliore proprio come Davide Sassoli.

Voglio terminare con una sua frase bellissima: “La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie”.

Buona domenica!


Fonte: omelie.org