Gesù cerca un luogo in disparte dove riposarsi con il piccolo gruppetto che lo sta seguendo, riposarsi dalla sua itineranza, dalle loro fatiche apostoliche, dal nuovo ritmo di vita che ha sorpreso tutti, che hanno lasciato le loro case, le loro famiglie… Ma non riescie a trovare un luogo dove trovare questo ristoro, pare quasi che la sua missione sia sempre, solo quella di prendersi cura del popolo che gli è stato affidato e qui troviamo 5000 uomini, senza considerare le donne i bambini.
Un paese! Ci sono paesi più piccoli di 5000 persone, paesi che sono più grandi… ma immaginiamo Gesù nel nostro paese, nel nostro quartiere, con tutta la gente disperata, affamata, alla ricerca di un senso, alla ricerca di una guarigione, di una liberazione, di un conforto… Gesù è preoccupato perché questa gente è senza Pastore. È da questa consapevolezza nasce la sua compassione, c’è il farsi uno di loro. Il compatire, lo stare insieme, entrare nella loro sofferenza… e lo fa attraverso il gesto della condivisione dei pani dove sfama questa gente per il loro bisogno.
Ancora oggi Gesù continua la sua compassione, si prende cura di ciascuno di noi, della nostra fame di senso, della nostra sete di felicità , si prende cura dei nostri malanni, qualsiasi essi siano, delle nostre angosce, frustrazioni, decisioni… basta solo che lo raggiungiamo lì dov’è. Basta solo che ci sediamo ai suoi piedi, come ha fatto questa gente, e lo ascoltiamo. Gesù li ha fatti sedere, insegnava loro molte cose dice il test di Marco. Allora il primo modo per essere sfamati da Gesù è sedersi ai suoi piedi, raccontargli la nostra vita, lasciarci sfamare dalla sua Parola e dal suo amore, così Egli si prende cura di noi.Â
Nello stesso tempo il monito è per noi: anche noi dobbiamo prenderci cura degli altri, quella stessa che abbiamo ricevuto dal Signore Gesù. È quanto Gesù qui invita a fare ai suoi discepoli: prendetevi cura di questa gente così come potete, in qualsiasi modo, con quel poco che avete e che siete! Quest’anno della pandemia ci ha insegnato sostanzialmente una cosa: che il valore di una vita sta nel sapersi prendere cura degli altri, che le distanze sono vicinanze. Che l’amore annulla le distanze, che il prendersi cura è il gesto più grande che si può fare perché ripete quello del Maestro, quello di Gesù per l’umanità intera.
Oggi decido di chi mi devo prendere cura, cominciando dalla mia famiglia, chi devo ascoltare per comprenderne i bisogni, a chi devo insegnare Il segreto della pace del cuore, della felicità , il segreto di una vita riuscita alla sequela di Gesù. Insegnare e sfamare, i due verbi del prendersi cura degli altri.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade