La preghiera non è una tecnica ma è un rapporto d’amore con Dio. La preghiera è il linguaggio dell’amore, ma per imparare a parlare con Dio dobbiamo amare Dio, lo dobbiamo conoscere, cioè fare esperienza di questo amore. Dio ci parla nel silenzio, attraverso la sua Parola, attraverso l’eucaristia, attraverso i poveri, attraverso gli eventi che ci possono capitare nelle nostre giornate… il modo di parlare di Dio è silenzioso, discreto e ha bisogno di un cuore che sappia ascoltare.
Un cuore che ascolta è capace di imparare poi a rispondere a Dio attraverso la preghiera e quando si ascolta Dio con un cuore aperto filiale è allora che lo riconosciamo padre. La preghiera che Gesù ci insegna è quella filiale: nessuno mai ha insegnato una preghiera simile. È il cuore della nostra fede. Allora meditare la preghiera del Padre Nostro è il primo gesto d’amore quotidiano verso Dio.
Quanti Santi hanno trovato in questa preghiera, iniziando da Teresa D’Avila, la chiave per la loro santità! Una preghiera che conosciamo sin da piccoli e che magari ripetiamo anche più volte al giorno ma che non cambia la nostra vita, il nostro modo di di relazionarci con Dio. Forse l’abbiamo svuotata del suo significato.
Allora oggi la pagina del Vangelo ci invita a fare di ogni parola di questa preghiera una meditazione per la nostra vita. Fermiamoci sulla prima parola:Padre. Come faceva S. FRANCESCO che non riusciva a recitarla tutta perché rapito da un Dio che si propone come padre buono.
Tu hai un Padre, anzi “il Padre” che ti ha creato con la sua sapienza e ti fa vivere con la sua Provvidenza. Coniscilo, amalo, ringrazialo, lodalo. Così conoscerai il Figlio che è nel Padre, il quale diventerà il tuo Maestro di preghiera. Ti insegnerà a dialogare col Padre, a vivere in Lui, con Lui, per Lui. Siamo figli, quindi eredi della vita eterna che è già iniziata qui. Solo chi si sente figlio riconosce di avere un Padre a cui deve tutto.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade