Pagina emblematica questa di Marco in cui Gesù ci fa comprendere come può essere il nostro rapporto con Dio: un rapporto molto superficiale, di apparenza, di immagine e quindi ipocrita perché non autentico, eo invece un altro modo di rapportarsi con Dio che quello che va in profondità che è quello che va dritto al cuore, che è totalizzante, incarnato dalla vedova che offre al Tempio tutto quello che aveva, soltanto due monetine.
È facile vivere di apparenza, di immagine, come questi farisei che non sono lodati da Gesù. Essi ostentavano anche l’offerta al tempio perché nelle trombe di rame poste sotto le arcate del tempio che servivano per la manutenzione del tempio, queste monete tintinnavano e quindi tutti gli astanti si accorgevano di quanto denaro veniva gettato in questi contenitori di rame e a miravano.. per questo il gesto viene condannato da Gesù non solo per farsi quindi ammirare dagli altri ma per perché questo dono era il superfluo cioè quello che eccedeva dalle loro tasche.
Al Signore non possiamo dare il superfluo, i ritagli cioè delle nostre giornate, del nostro tempo, delle nostre potenzialità, del nostro cuore, della nostra mente, dei nostri pensieri… il rapporto con Dio per essere vero deve essere totalizzante. Dio deve prendere tutta la nostra vita e tutti gli ambiti della nostra vita. Tutto deve ruotare intorno a questo amore che abbiamo per Dio e da quale siamo totalmente ricambiati. Oggi voglio riflettere sulla modalità con cui io mi approccio a Dio sul mio rapporto con lui.
Quali sono i ritagli di tempo, di affetto, di pensieri, di azione.. Che io offro a Dio?… Ma è proprio vero, autentico, profondo, il mio rapporto con Dio o è velato da ipocrisia, da immagine, da dal desiderio di consenso e di applauso del mondo anche per una minima opera di bene che io possa fare? E infine… Dio è il mio unico necessario?
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade