È la prima volta che Gesù associa una guarigione fisica al perdono dei peccati. Il fatto avviene simultaneamente. Quasi a far capire a tutti che la sua guarigione è integrale. A Dio interessa tutto l’uomo, la sua creatura. Quando noi chiediamo a Dio la guarigione da qualche malattia dobbiamo pensare che Egli vuole guarire anche e soprattutto la nostra anima, il nostro cuore dalla peggiore malattia :l’egoismo, l’incapacità di amare.
Ma ciò che attira l’attenzione in questo testo è la complessità con cui si è svolto il prodigio. Ci è voluta l’intraprendenza di quattro uomini e la loro forza fisica nel sollevare il paralitico nella sua lettiga, praticare un varco nel tetto fatto di fango e frasche… E poi calmarlo giù sul pavimento. Tutto questo ambaradan per sottolineare la fede di questi amici nella persona di Gesù.
Tanto è che Gesù opera il miracolo grazie alla loro fede e non a quella del paralitico che rimane passivo. E questo ci interroga sulla nostra capacità di negoziare con Dio a favore dei nostri fratelli. Un cristiano vero è sempre intercessore, non solo con la preghiera ma con le azioni di bene che hanno bisogno di forza e coraggio. Grazie a tutto ciò, chi ha assistito al miracolo ha potuto dire: Oggi abbiamo visto cose prodigiose! Possiamo dire anche noi ogni giorno:oggi ho visto cose prodigiose che il mio Dio ha fatto per me?
E quanta forza, coraggio e fede ci ho messo perché Dio potesse operare il suo prodigio di amore in me?
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade