Il prossimo non è l’altro, ma sei tu nel momento in cui ti prendi cura dell’altro. È la rivoluzione portata da questa pagina del Vangelo che oggi la chiesa ci offre. Aver cura di, con tutti i verbi che questa pagina esprime: verbi di vicinanza, di amore, di gentilezza, di compassione, di tenerezza… aver cura di, significa sporcarsi le mani per l’altro, significa diventare anche un pungolo per le istituzioni, per tutti coloro che nella società devono aver cura di ogni persona, del bene comune.
La carità non è un atto isolato ma è un atto collettivo. Aver cura di, presuppone la coscienza di essere tutti fratelli e figli di un unico Padre nella vita. Abbiamo tante occasioni per prenderci cura degli altri, così come gli altri possono prendersi cura di noi e diventa un circolo virtuoso quando questo prendersi cura di sé dettato dall’amore verso Dio, verso noi stessi verso, gli altri. Di chi mi prendo cura io ogni giorno? Mi prendo cura di me stesso del mio bene fisico psichico spirituale?
Mi prendo cura di Dio, da ritagliare il mio tempo per lui nel pregarlo, invocarlo, nel saper cogliere la sua presenza ovunque nella mia giornata? Mi prendo cura dei miei fratelli, delle mie sorelle, perché sono certo che in essi si rivela la presenza di Gesù nella mia quotidianità? Prendersi cura di: voce del verbo amare, direbbe Don Tonino Bello. Non c’è altra via per la santità che l’amore. Un amore non dettato da norme ma da un incontro, l’incontro con il Risorto che ci ha cambiato la vita.
È quello stesso amore ci riconoscerà come i suoi figli, come sue creature somiglianti al Figlio amatissimo. Il nostro traguardo sarà l’amore pieno definitivo, quello che adesso soltanto riusciamo a assaporare… Vale la pena spendere la vita su questa pagina del Vangelo? Anche se la realtà ci direbbe il contrario a causa delle delusioni, fregature…
Noi vogliamo scommettere sulla Parola di Gesù che h 24 si prende cura di noi.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade