Gesù osserva il comportamento di ciascuno di noi anche se non ce ne accorgiamo ovviamente, ma i suoi occhi sono puntati su ciascuno di noi, egli ci conosce nel profondo, sa fin dove arriva la nostra ipocrisia, sa fin dove si estendono le nostre tenebre.
Come nel caso di questi scribi ripieni della loro ipocrisia, nel parlare bene e razzolare male, in antitesi alla figura di questa povera vedova che non parla affatto ma agisce per il bene e la gloria del suo Dio: dà tutto ciò che ha per il tempio cioè per la casa di Dio, cioè per Dio stesso.
A Dio ella offre tutta se stessa, certa che è sicura nelle sue mani, certa che la provvidenza di Dio la manterrà in vita. Oggi questa pagina ci interpella fortemente sulla verità di noi stessi, sul nostro modo di apparire agli occhi degli altri, “buoni praticanti”, sugli scheletri che teniamo chiusi nei nostri armadi… sulla nostra capacità di dono a Dio e agli altri.
Questa vedova è l’emblema del pieno affidamento a Dio e alle sue cure, alla sua Provvidenza. È un salto nel vuoto fidarsi completamente di Dio. È un salto che ho già fatto o che devo ancora FARE? cosa dono a Dio il mio tutto o il mio superfluo, i miei scampoli di tempo, di pensiero… I miei ritagli di cuore?
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade