È la forza dell’amore per Gesù che ci permette di seguirlo. Chi ce la fa fare a stare dietro a Gesù? Solo l’amore. Perché seguirlo significa morire. Morire a se stessi, al proprio egoismo e modo di vedere, morire alle logiche della mondanità. Non è indolore morire. Per questo, solo l’amore per Dio può superare tale dolore. Come una donna che partorisce. Solo l’amore per il figlio le fa superare il dolore del parto che è il più forte dolore fisico.
E in questa ultima scena tra il risorto e Pietro, il dialogo verte sulla capacità di amare di Pietro. È superiore al triplice rinnegamento? Pietro sa morire alla possibilità di rinnegare di nuovo il suo Maestro? Gesù glielo chiede. Lo perdona per ciò che ha fatto ma lo rialza e lo rimette in cammino chiedendogli di ricominciare ad amarlo di nuovo, ma questa volta con tutto se stesso, pronto a morire per Lui.
Pietro morirà per amore di Gesù e capirà la lezione. Quel Pietro siamo tutti noi oggi. È difficile sempre più stare dalla parte di Dio e del suo amore in questo mondo di indifferenti e irriverenti verso la fede e Dio… Ma non è impossibile. Bisogna essere preparati a morire a se stessi e alla tentazione di mollare tutto perché perseguitati dal mondo.
Il punto su cui centrarsi è l’amore, quello che non giudica nessuno, ma solo se stessi.
L’amore incondizionato per Dio dal quale ci sentiamo amati in modo incondizionato. È questo il punto di partenza della sequela di Gesù e il punto di arrivo alla porta della Vita. Quella per sempre.
Oggi rifletto sul mio amore per Dio. Mi ami tu più di tutto/i? È l’interrogativo che mi pone Gesù.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade