Pagina emblematica e pittoresca. Questa parabola sembra una fiaba. Ha della realtà umana e divina. Un tempo sulla terra e uno in Cielo. Il secondo è qualitativamente frutto del primo. Una buona vita terrena dà una buona vita celeste. E che cosa fa la differenza perché si possa vivere per sempre “senza tormenti”? Il bandire l’indifferenza nella nostra vita.
Il riccone di cui parla Gesù è indifferente alla vita di un povero che sedeva sull’uscio di casa sua. Era lì da anni ma lui non lo vedeva. I suoi servi gli sventolavano le briciole e i resti della sua tavola…ma non per lui, per i cani che brancolavano intorno. Solo che il povero Lazzaro se ne cibava anche lui. La morte di entrambi cambia radicalmente la situazione e la riporta alla sua verità.
Il povero gode di pace e gioia e il riccone soffre le pene dell’inferno, cioè della mancanza assoluta di Dio e del suo amore. È proprio questo che dobbiamo coltivare per non meritare la sorte del riccone. Non un amore smisurato per se stessi.
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Ma un sano amore di sé che ci fa vedere noi stessi e gli altri nella verità. Così affineremo il nostro sguardo verso tutto ciò che ci circonda, verso chi ha bisogno del nostro aiuto, chi ha avuto meno dalla vita. E ci accorgeremo di chi abbiamo lasciato fuori di casa nostra.
Questo è il tempo della misericordia. Dopo ci sarà la gioia eterna o la sofferenza eterna.
Accogliamo la misericordia di Dio ogni giorno che ci trasforma occhi e cuore e vivremo per sempre felici nell’amore.
Chi ho lasciato fuori della porta di casa mia? vi rifletto alla luce di questa Parola.
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade